Curiose dichiarazioni di Renato Brunetta ed Elena Centemero sulla organizzazione del Ministero Istruzione e Università.
“Per rilanciare un intero settore – sostiene infatti Brunetta sul proprio profilo FB – è ormai improcrastinabile una presa di posizione politica per separare Università e Ricerca dal Ministero della Scuola, proprio per valorizzare due mondi fondamentali per il nostro tessuto sociale e per la formazione e la crescita dei nostri giovani. Ci siamo dunque due dicasteri, con due ministri e con responsabilità e deleghe ben definite”.
Elena Centemero, anche lei di Forza Italia, dà man forte all’ex Ministro della Funzione Pubblica: “Il nostro sistema di istruzione deve affrontare nuove sfide e evolvere per offrire a studentesse e studenti una formazione sempre più di qualità, al passo con un mondo che cambia velocemente. Perciò ha ragione Renato Brunetta: servono due diversi ministeri, scorporando Università e ricerca”.
Si tratta francamente di dichiarazioni molto curiose soprattutto se si tiene conto della storia del ministero dell’istruzione.
Tra il 1996 e il 2001, con i Governi Prodi, D’Alema e Amato, Istruzione e Università erano due ministeri diversi.
Poi nel 1999 con il decreto legislativo 300 venne deciso l’accorpamento dei due dicasteri, accorpamento che venne però concretamente realizzato solo dal Governo Berlusconi nel 2001.
Nel 2006, con il secondo Governo Prodi, ci fu lo “spacchettamento”; il Ministero dell’Istruzione riprese la vecchia denominazione di Ministero della Pubblica Istruzione e venne affidato a Beppe Fioroni; a capo del Ministero di Università e Ricerca venne messo Fabio Mussi.
Nel 2007 (Governo Berlusconi) si tornò alla situazione di fine anni novanta con due Ministeri separati.
Nel concreto, quindi, Renato Brunetta ed Elena Centemero ritengono sbagliate le scelte dei Governi Berlusconi 2001/2005 e del 2008/2011 e auspicano che si torni al modello del Governo Prodi del 2006/2008.
A latere, va anche osservato che l’accorpamento dei due Ministeri si accompagna alla unificazione dei comparti scuola, Afam, Università e Ricerca in un’unica area contrattuale, esattamente come previsto dalla stessa legge Brunetta del 2009.
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