Sostenitrice dei diritti civili e della comunità Lgtb, Annamaria Bernini è oggi approdata nella squadra di governo di Giorgia Meloni come ministra dell’Università, dopo aver guidato per 4 anni il gruppo forzista al Senato, benchè la sua provenienza originaria inizi con la militanza nella destra di An di Fini.
Annamaria Bernini nasce a Bologna il 17 agosto 1965, laureata in Giurisprudenza, è avvocato e professore di diritto pubblico comparato presso l’Università di Bologna. L’ambito di specializzazione è l’arbitrato interno e internazionale. Promotrice dal primo momento della “Fondazione Farefuturo” di Gianfranco Fini, già segretario di AN e poi confluito nella Casa delle libertà di Berlusconi, Bernini rientra successivamente nel Comitato dei Trenta, che riunisce le espressioni più liberali della politica.
Nel 2008 è stata candidata alla Camera per il Popolo della libertà in quota An e poi nel 2011 ottiene il ministero senza portafoglio per le Politiche dell’Ue. Nel 2013 aderisce a Forza Italia e dal marzo 2018 è presidente dei deputati azzurri, fino al 2021, affiancando Antonio Tajani, con il compito di coordinare l’attività del partito con i gruppi parlamentari della Camera, del Senato e del Parlamento europeo.
Nel 2013, quando il Senato vota la decadenza del Cavaliere, esprime il suo dissenso vestendosi di nero, in segno di “lutto per la democrazia”.
In prima fila per le battaglia a sostegno dei diritti civili, al punto di votare in alcuni casi in maniera diversa rispetto alla linea di Fi, sin dal 2016 si dichiara particolarmente favorevole alla proposta di legge della parlamentare Cirinnà sulle unioni civili. Favorevole a unioni gay e adozioni, Bernini spesso ha preso posizione a favore di artisti dichiaratamente omosessuali, condannando al contempo episodi di omofobia.
Oggi appunto è stata nominata ministra dell’Università e, considerato il suo curriculum politico e professionale, dovrebbe risultare una scelta appropriata.
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