Ancora una volta è il Centro destra a cambiare nome al Ministero dell’istruzione. Fino al 2001 si chiamava infatti “della Pubblica Istruzione”, poi, con l’avvento del Governo Berlusconi II, ministra Letizia Moratti, si chiamò solamente dell’Istruzione. Oggi, con al Governo Giorgia Meloni, cambia ancora nome: dell’istruzione e del merito. ma in che senso?
Certamente nel corso degli anni c’è stato pure lo scorporo del Ministero tra Università e Istruzione e poi la sua ricostituzione a partire da Mariastella Gelmini, 2008, fino Fioramenti 2019, per poi ridividersi nel 2020 con Azzolina e con Bianchi.
Tuttavia, ritornando all’oggi, cosa voglia indicare questa nuova formula “dell’Istruzione e del Merito” è forse facile prevederlo: si accede alla scuola solo con conclamati meriti. Dunque non più precari assunti solo per anzianità e con concorsi ad hoc, non più chiamate a insegnare di personale senza i titoli necessari e così via. E dunque, sembra di capire, pure un ridimensionamento alle istanze sindacali i quali, come certa destra da tempo sibila, sono stati i veri titolari della istruzione in Italia, imponendo il loro diktat al governo.
Un’idea forse, quella del merito, in linea con quanto la Pubblica amministrazione sta cercando di stabilire coi suoi addetti, vale a dire la individuazione di personale che abbia “non più esclusivamente le conoscenze teoriche, ma anche le capacità tecniche (saper fare) e comportamentali (saper essere)”. In altre parole, come le “le nuove linee guida sui fabbisogni” recitano, le “assunzioni non consisteranno nella sostituzione di vecchie figure con altre identiche, ma guarderanno al futuro, alle nuove competenze che devono sostenere la trasformazione della Pa prevista dal Pnrr. Un processo che si tradurrà, dunque, in una progressiva riduzione delle figure amministrative aspecifiche a favore, ad esempio, di esperti del digitale, di e-procurement, di transizione verde, di project management”. Si potranno queste linee guida implementare nel campo della scuola? Vedremo.
Ma vedremo pure, se di merito si parla, se questo governo, e il suo ministro, riprenderanno la vecchia questione del riconoscimento del merito agli insegnanti più impegnati, rispolverando magari vecchie proposte care sia a Gelmini e sia ad Aprea. Ci affacceremo anche da questa finestra sul Ministero per capire.
Ma pure, potrebbe indicare questa nuova formula, un nuovo indirizzo che si vuole dare alla istruzione dei ragazzi, puntando non nelle promozioni facili, come sempre, ancora una volta, certa destra ha sostenuto, ma rivolgendo appunto l’attenzione sul merito, togliendo qualunque idea di un famigerato ritorno, come talvolta si è detto, del “sei politico”.
Inoltre ci potrebbe esserci anche l’idea di allargare le maglie delle borse di studio per i meritevoli, fondi che finora sono stati assegnati col contagocce: chissà?
Merito e meritevoli, sperando che sia, questo cambiamento di dicitura al Ministro, una meritoria soluzione politica per ridare al merito il suo meritato spazio. Ce lo auguriamo.
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