Oggi alla Camera dei Deputati si sono riunite le Commissioni Cultura e Affari Sociali per discutere, in presenza della Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, di accesso ai corsi di Laurea e alle scuole di specializzazione in Medicina.
In questa occasione la Ministro ha condiviso la scelta di accantonare il modello francese, tanto decantato nei mesi scorsi, confermando i test d’ingresso entro la prima decade di settembre per il 2015. Dalle dichiarazioni è emerso anche la volontà del Governo di investire fortemente sull’orientamento e di prevedere corsi di preparazione ai test d’ingresso organizzati direttamente dalle università che dovranno partire nei prossimi mesi.
Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Nazionale Udu – Unione degli Universitari: “Non ci aspettavamo un cambio di rotta così repentino da parte della Ministra, che fino a ieri guardava al modello francese come la soluzione migliore per il 2015, viste le gravi ingiustizie che il test ha causato a migliaia di studenti ogni anno.
Dopo mesi che aspettiamo di essere convocati dalla Ministro per discutere insieme la revisione del sistema di accesso universitario, arrivano le dichiarazioni con cui emerge la volontà di mantenere lo stesso identico assetto dello scorso anno limitandosi a spostare il test da aprile a settembre, con dei piccoli accorgimenti che certo non migliorano un sistema più volte risultato palesemente iniquo e illegittimo”.
Alberto Irone, Portavoce Nazionale Rete degli Studenti Medi: “Il potenziamento dell’orientamento è un punto su cui da anni chiediamo maggiori investimenti, ma non è una panacea per i danni operati dal sistema del numero chiuso: serve una riforma del sistema scolastico e universitario organica che parta dalla riforma dei cicli scolastici e che faccia partire l’orientamento anche prima dell’ultimo anno di scuola. Un orientamento vero, che sia sottratto alle logiche di marketing e competizione tra gli atenei e che consenta allo studente di individuare direttamente e senza filtri il corso di laura più idoneo per le sue propensioni e scelte personali”.
Conclude Scuccimarra: “L’idea malata per cui solo alcuni percorsi di studi garantiscono un lavoro deve essere scardinata alle fondamenta: in questo i mondi dell’istruzione e del lavoro devono costruire un dialogo continuo e proficuo. Il processo da intraprendere è culturale e proprio per questo richiede interventi di lunga prospettiva.
Ancora una volta il Governo pensa di riuscire a sanare la situazione disastrosa dell’accesso all’università costruendo piccole pezze, si pensi ai corsi di formazione gestiti dalle università, senza avere il coraggio di toccare nel profondo un sistema di programmazione degli accessi che non ha mai funzionato.
È l’ultima chiamata per una revisione organica dell’intero sistema che parta dalla consapevolezza dei problemi reali e che a partire da questi porti tutti gli interlocutori veri del sistema universitario, in primis gli studenti, a sedersi intorno ad un tavolo ministeriale per riformare il sistema d’accesso all’università italiana”.
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