Matteo Salvini fra i tanti attacchi che sta portando in questo periodo non si scorda del ministro dell’istruzione.
L’accusa, con relativa denigrazione, parte dopo che il ministro ha proposto l’idea di una tassa sulle merendine e dopo la sua idea favorevole a togliere i crocifissi dalle aule scolastiche. Su Twitter il leader della Lega ha scritto: “Prima l’idea di tassare merendine e bibite, adesso l’idea di togliere i crocifissi dalle aule: ma questo è un ministro o un comico???”.
Riguardo alla questione del crocifisso e degli altri simboli religiosi, Fioramonti aveva dichiarato: “Ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi”.
Una controversia mai sopita tra cattolici e laici che partì quasi un ventennio fa con una crociata da parte di Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia e del giudice Luigi Tosti, promotori di una battaglia anti-crocifisso
Se Marco Bussetti, leghista doc, aveva detto: «Dobbiamo mettere il crocifisso nelle classi scolastiche durante il periodo di Natale. Non bisogna vergognarsi delle nostri tradizioni», Fioramonti ribalta la sua posizione: «Credo in una scuola laica. Ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi non esporre un simbolo in particolare».
Il tema è preciso per la solita esplosione di luoghi comuni, triti e ritriti. Dice Maria Stella Gelmini: «Il crocifisso non è un elemento di arredo, ma la testimonianza delle radici del nostro Paese. La sua presenza sulle pareti delle aule scolastiche, contrariamente a quel che pensa il ministro Fioramonti, non impedisce di esprimersi agli studenti di altre culture e religioni, ma sta lì a ricordare che la laicità che il ministro liberamente rivendica è conseguenza diretta proprio delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa».
E Fratelli D’Italia. «Ricordiamo al ministro che, pur rispettando tutte le religioni, qui siamo in Italia ed è giusto che nelle aule ci sia il Crocifisso. I fedeli di altre religioni devono per prima cosa rispettare i simboli della nostra fede, altrimenti, se ne sono infastiditi, nessuno li obbliga a rimanere qua».
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