Il ministro Patrizio Bianchi è professore universitario, ordinario di economia applicata, che appartiene al dipartimento economia e management: possiede gli strumenti per ridare alla scuola la perduta dignità.
La formazione dei docenti è una delle priorità del neo ministro dell’istruzione, problematica che perde significatività se è isolata dal suo contesto operativo. L’attività docente, infatti, è il momento conclusivo di un articolato processo progettuale [art. 2 DPR 275/99].
“Per poter gestire situazioni complesse con i ragazzi” è essenziale osservare la scuola nella sua unitarietà e finalizzazione, rilevarne le dinamiche decisionali e controllarne la legittimità.
L’assunzione di un tale punto di vista porta in superficie due nodi critici fondamentali: l’organizzazione e l’attuale, ricorrente conflittualità tra Consigli d’Istituto e Dirigenza scolastica.
In merito alla prima questione: gli organigrammi che le scuole hanno messo in rete dimostrano la generalizzata trasgressione delle disposizioni di legge [Dlgs 297/94], trasgressione associata a una rappresentazione errata.
Il modello disegnato dal legislatore non è stato applicato: la funzione degli organismi, costituiti per gestire i flussi decisionali, è stata oscurata. Le scuole propongono un disegno piatto, semplificato, in cui la cultura sistemica è assente: l’interazione tra la funzione strategica, quella tattica e quella operativa è rifiutata.
Per quanto riguarda la rappresentazione grafica: è stato utilizzato lo spazio bidimensionale, spazio non idoneo per la “distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza” [art. 37 Dlgs. 150/2009]; è richiesto lo spazio tridimensionale.
La conflittualità tra Consiglio e Dirigenza deriva dall’ambiguità della legge. La cosiddetta buona scuola [Legge 107/2017], invece di contrastare le devianze, tende a legalizzarle reintroducendo il modello gerarchico lineare, senza riuscirvi. Ambiguità derivante dalla disposizione del paragrafo 14): “Il piano è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il piano è approvato dal consiglio d’istituto”.
Carichi di significato, in questo contesto, sono i madornali errori che il legislatore ha commesso definendo “Gli obiettivi formativi individuati come prioritari”: non è stato capace di distinguere la strumentazione dalla finalità istituzionale [paragrafo 7].
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