A segnalare la situazione di emergenza nelle carceri minorili italiani sono l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, che commentando le violenze nell’ Istituto Penale per Minorenni (IPM) milanese, ha sottolineato come una delle conseguenze del decreto Caivano sia la presenza di molti più minori in carcere, un sovraffollamento che ostacola percorsi educativi, ha sottolineato Carla Garlatti, e numerose associazioni.
L’associazione Antigone ha chiesto proprio a Garlatti se possa esserci una relazione tra il numero sempre più alto di minori in carcere e le violenze denunciate all’interno del Beccaria. La Garante ha risposto che da diverso tempo viene fuori una narrazione sempre negativa dei ragazzi, indicati come violenti, rissosi, dediti a sostanze illeciti, soprattutto quando si parla di minori stranieri. Una narrazione del genere indubbiamente favorisce lo stato di tensione e accende gli animi nelle comunità detentive. Può accadere così che anche chi dovrebbe occuparsi di questi loro, si dimentichi di essere di fronte a ragazzi e non a mostri. Questo mi preoccupa particolarmente.
Anche Save the Children ha espresso la necessità di agire per affrontare l’emergenza, proponendo la giustizia “amica dei minori”, quella cioè che non li fa entrare in carcere e, di fronte al reato, privilegia l’azione rieducativa e di recupero.
Ricordiamo che 13 agenti della Polizia Penitenziaria sono stati arrestati, accusati di violenze e abusi contro alcuni minori detenuti nell’IPM Beccaria di Milano. Secondo la Procura, emergono profili rilevanti di omessa vigilanza da parte del personale rispetto a plurimi episodi violenti anche di natura sessuale accaduti fra i detenuti all’interno delle celle, con una frequenza temporale particolarmente significativa.
Agli atti dell’inchiesta sono finite anche altre cinque ispezioni del ministero della Giustizia, svolte nel 2022, tra cui una in relazione agli episodi di violenza sessuale e di aggressione subita da un giovane da parte di altri detenuti.
Gli agenti arrestati hanno raccontato di essersi trovati a dover affrontare il rapporto coi ragazzi detenuti senza adeguata formazione, loro stessi giovani, tra i 25 e i 35 anni, di prima nomina e con scarsa esperienza.
I ragazzi che hanno subito le violenze al Beccaria di Milano hanno detto che venivano ammanettati durante i pestaggi, in un ufficio preposto per i pestaggi in cui sono accaduti questi fatti. Lo ha ribadito anche Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile milanese.
Alla fine di febbraio 2024 erano 532 i giovani reclusi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia. Una cifra che sta rapidamente crescendo, solo due mesi prima, alla fine del 2023, erano 496.
Se si diffonde sempre più la visione della cultura della giustizia ripartiva, la più indicata per recuperare i minori dopo un reato che non si sostituisce alla sanzione, attualmente le condizioni degli IPM preoccupano.
Se nel 1975 la Riforma del sistema carcerario introduceva novità importanti nel sistema italiano, tra cui nuove norme per l’accesso all’istruzione, non faceva però riferimento alla popolazione carceraria distinguendo detenuti maggiorenni e minorenni. È stato nel 2018 che con la Riforma 121 sono state stabilite norme specifiche per i minorenni, per cui si afferma che i detenuti minorenni possano essere ammessi a frequentare i corsi di istruzione e formazione professionale all’esterno dell’istituto, previa intesa con istituzioni, imprese, cooperative o associazioni, quando si ritiene che la frequenza esterna faciliti il percorso educativo e contribuisca alla valorizzazione delle potenzialità individuali e all’acquisizione di competenze certificate e al recupero sociali.
Per saperne di più si può leggere il XX Rapporto dell’Associazione Antigone sulla condizione di detenzione dei minori al link https://www.rapportoantigone.it/ventesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/minori/.
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