Il XX Rapporto dell’Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, dal significativo e drammatico titolo “Nodo alla gola”, oltre a fare luce sulle enormi criticità del sistema carcerario italiano, e tra queste l’incremento dei suicidi, segnala all’attenzione di tutti la condizione dei minori reclusi e ci ricorda il funzionamento dell’istruzione nei luoghi di pena.
Alla fine del febbraio 2024 erano 532 i giovani reclusi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia. Una cifra che sta rapidamente crescendo: alla fine del 2023, era di 496 unità e alla fine del 2022 le carceri minorili italiane ospitavano 381 ragazzi.
Se fino alla ad un anno fa circa il sistema della giustizia penale minorile italiano era considerato un modello per l’intera Europa per la sua capacità di rendere residuale la risposta carceraria puntando piuttosto su un approccio di tipo educativo come previsto nel codice di procedura penale minorile del 1988, con il cosiddetto decreto Caivano (convertito nella legge 159/23), sono cresciute le possibilità di ricorso al carcere in fase cautelare.
Nel corso del 2023, il 79,3% degli ingressi in carcere si è avuto per custodia cautelare
Nel corso del 2023, solo il 22,7% dei reati che hanno comportato la reclusione in carcere riguardava reati contro la persona, il 55,2% riguardava invece reati contro il patrimonio, una categoria che comprende fattispecie meno gravi.
Nel 2023 hanno rappresentato il 29,2% dei ragazzi complessivamente avuti in carico dai servizi della giustizia minorile, il 38,7% dei collocamenti in comunità, il 48,7% degli ingressi in carcere.
Il 73,2% dei ragazzi stranieri entrati in Istituti penali per i minorenni nel corso del 2023 proveniva dal Nord Africa (Tunisia, Marocco, Egitto, Algeria) e il 19,6% proveniva da paesi europei.
Disciplinato dall’art. 19 l. 354/1975 e art. 44 D.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, l’istruzione intramuraria deve avere nei programmi e nei metodi di insegnamento le stesse caratteristiche della scuola esterna e prevedere la possibilità per i detenuti-studenti di effettuare un percorso che parta dalla scuola primaria e arrivi fino all’Università.
L’organizzazione dei percorsi di scuola primaria e di certificazione linguistica (Percorsi di primo livello) e dei percorsi di istruzione secondaria (Percorsi di secondo livello) è in carico ai CPIA – Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti – sulla base di specifici accordi con le istituzioni scolastiche.
Per quanto riguarda l’offerta formativa dei detenuti stranieri si prevede inoltre lo svolgimento di percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana per conseguire una certificazione non inferiore al livello A2. I percorsi di istruzione di secondo livello sono volti al conseguimento del diploma di istruzione tecnica, professionale e/o artistica e si articolano in tre periodi didattici.
Secondo gli ultimi dati elaborati dal Ministero della Giustizia nell’anno scolastico 22 – 23 sono stati erogati 1.760 corsi scolastici, con un totale di 19.372 persone iscritte (di cui 9.002 stranieri); la percentuale dei detenuti iscritti che ottiene la promozione è del 47,8%.
In media, i detenuti iscritti al primo livello didattico riportano una percentuale di raggiungimento inferiore (37,6 %) rispetto ai detenuti iscritti al secondo livello di istruzione che è del 61,3%.
Il XX Rapporto Antigone rileva che è aumentata nel corso degli anni la partecipazione ai corsi universitari.
L’organizzazione dei corsi universitari in carcere è considerata una buona pratica italiana rispetto ad altri contesti internazionali, dove non è sempre garantita né prevista.
Nelle città con Università grandi o particolarmente attente al mondo penitenziario si sono sviluppati nel corso del tempo i Poli Universitari Penitenziari, che sono organizzati in un coordinamento chiamato Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari (CNUPP) istituita presso la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane). Oggi la CNUPP conta 44 Università. Il bilancio del monitoraggio sull’anno accademico 22-23 indica che sono 1.458 studenti universitari iscritti (1.406 uomini e 52 donne), di cui 1.270 detenuti in 97 istituti penitenziari e 188 in esecuzione penale esterna o fine pena.
L’86,9% degli iscritti ha optato per un corso di laurea triennale e fra questi 41 hanno conseguito la laurea nell’anno solare 2022. Il 12,9% ha preferito invece un corso di laurea magistrale o a ciclo unico e in 10 hanno conseguito il diploma di laurea nel 2022. Infine 2 detenuti erano iscritti a un corso post-laurea.
Per saperne di più https://www.rapportoantigone.it/ventesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/wp-content/uploads/2024/05/Antigone_XXRapporto_NodoAllaGola.pdf
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