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Minori non accompagnati: presentato il terzo Rapporto Anci

È quanto emerge dal “Terzo Rapporto Anaci sui Minori stranieri non accompagnati”, presentato il 12 marzo scorso e promosso dal Dipartimento Immigrazione con un’indagine che, con cadenza biennale, si rivolge a tutti i Comuni italiani (quest’anno hanno risposto ben 5.784 amministrazioni, il 71,4% del totale).
Pur nella consapevolezza della difficoltà di censire e definire numericamente l’effettiva presenza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), in quanto riguardante soggetti caratterizzati da una forte mobilità sul territorio e da una complessa titolarità giuridica, da qualche anno l’Anci promuove l’indagine nazionale sul fenomeno e sulle politiche di protezione e tutela attivate nei confronti dei minori stranieri non accompagnati.
L’indagine appena presentata, in continuità con le precedenti rilevazioni, ha come obiettivo principale quello di mettere in luce l’impegno crescente delle amministrazioni locali sul tema dei minori stranieri non accompagnati.
Gli esiti del rapporto, che raccoglie dati riferiti agli anni 2007/2008, confermano tematiche e questioni gia emerse nel corso delle precedenti ricognizioni e tutte in qualche modo connesse con la criticità che più pesa sull’accoglienza: la difficoltà nella programmazione degli arrivi, sia rispetto ai numeri, sia alle caratteristiche dei minori accolti. Ciò determina, inevitabilmente, una complessa gestione degli interventi in presenza di bisogni estremamente diversificati (differenti fasce d’età diverse nazionalità, particolari vulnerabilità, anche connesse alle modalità del viaggio, etc…) e del mutevole status di questi cittadini al raggiungimento della maggiore età. Questa situazione impone ai comuni la complessità aggiuntiva di dover adeguare i propri servizi di accoglienza e protezione ad un profilo di utenza in continua trasformazione.
Per minori stranieri presi in carico si intendono – chiarisce il rapporto – tutti i minori stranieri non accompagnati per i quali i servizi abbiano attivato qualunque tipo di intervento (di accoglienza, di sostegno al minore, ecc), attività o servizio (di consulenza, orientamento legale, orientamento ai servizi sociali ed educativi ecc.). I Comuni, in coerenza con quanto dichiarato anche nell’indagine precedente, sostengono che il miglior livello di coordinamento e collaborazione sia con le comunità di accoglienza, con il pubblico tutore, con il Giudice Tutelare ed anche con la scuola, quest’ultima attrice importante nel processo di integrazione dei minori stranieri nel nostro Paese.
Analogamente a quanto già riscontrato nella precedente indagine del 2006, è possibile osservare che le città, medie e grandi, tendono ad essere catalizzatrici non solo dei cittadini stranieri in generale, ma anche dei minori migranti soli, sebbene questa tendenza sia andata attenuandosi, in quanto la presenza dei minori soli si è spalmata negli anni in maniera più equilibrata e più visibile su tutto il territorio italiano.
Riportiamo alcuni dati: la maggior parte dei Msna presi in carico dai servizi sociali nel nostro Paese è di genere maschile e prossima alla maggiore età, concentrandosi per lo più tra i 16 e i 17 anni (74,6% dei minori totali). Il 21,8% dei Msna ha un’età compresa tra gli 11 ed i 15 anni, mentre solo il 2,2% ha meno di 10 anni. Rispetto ai dati del 2006, emerge come il calo complessivo del numero di minori sia determinato dalla forte diminuzione di minori con età uguale o inferiore a 15 anni (da 1.288 a 817 minori). In particolare, il numero di minori inferiori a 10 anni risulta più che dimezzato, così come i minori con età compresa tra 11 e 14 anni registrano una diminuzione percentuale pari al 58,0%. Al contrario il numero di minori con età superiore a 15 anni risulta leggermente incrementato (aumento pari al 7,9%).
Per l’anno 2008 la maggior parte dei Msna provenienti dall’Afghanistan (pari a 947 minori), dall’Albania (pari a 935 minori) e dal Bangladesh si concentra nelle Regioni del Nord Est e del Centro, dove sono prevalentemente presenti anche i minori del Kosovo. Mentre nel Nord Ovest sono i minori provenienti dal Marocco ad essere più presenti, così come al Sud e Isole le provenienze più frequenti riguardano quelle dai Paesi Africani: Egitto, Nigeria e Somalia. Oltre la meta dei minori tunisini e stata contattata/presa in carico dai servizi del Sud e per il 36,5% da quelli del Nord Est.
I dati raccolti ed analizzati confermano – conclude l’Anci – l’esigenza di addivenire ad una standardizzazione degli interventi e di passare, sia a livello nazionale, sia in particolare in alcune aree critiche del Paese, da una fase emergenziale ad una più strutturata. L’occasione è rappresentata dal Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, nell’ambito del quale sono state elaborate linee guida per l’intervento e la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati in un’ottica di standardizzazione e qualificazione degli interventi.
È stato inoltre avviato un monitoraggio continuo e costante sulle presenze e le modalità di accoglienza e tutela nelle aree di frontiera, con particolare attenzione al contesto siciliano, area di frontiera particolarmente critica.

 

 

 

 

 

Lara La Gatta

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