Si è appena celebrata la Giornata del Rifugiato e sono tante le voci che si rincorrono per raccontare le testimonianze di violenze, respingimenti, umiliazioni subite durante i viaggi in fuga dal proprio paese, vere e proprie violazioni dei diritti umani in particolare dei diritti dei minori. Le narrazioni, raccolte da Save the Children nel recente report a cura di Daniele Biella, parlano di viaggi che durano mesi o anni, passando da uno Stato all’altro da ‘invisibili’, attraverso montagne, boschi, lungo i binari e superando confini violenti, macchiati di sangue, dove ragazzi e ragazze soli, a volte poco più che bambini, e famiglie con figli piccoli -in fuga da guerre, conflitti, povertà estrema, alla ricerca di un futuro possibile – conoscono l’orrore delle percosse, dei cani aizzati contro, della morte dei compagni di viaggio, dentro e fuori l’Europa.
Quest’ultima risulta essere un continente a due livelli: da un lato apre le porte e spalanca le braccia alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, per esempio, ma in altri casi è stata impiegata brutalità e forza ingiustificata contro gente inerme, che non aveva i documenti validi per l’ingresso.
“Nascosti in piena vista” è il titolo del reportage di Daniele Biella, che un anno dopo la ricerca effettuata alle zone di confine della frontiera Nord d’Italia – a Trieste, per chi arriva nel nostro Paese attraverso la cosiddetta rotta balcanica e in uscita verso la Francia, a Ventimiglia in Liguria e a Oulx in Piemonte, ha raccolto le testimonianze dei minori, quelli che sono appunto nascosti in piena vista, in pieno XXI secolo. Sono coloro che tentano la sorte partendo dall’Afghanistan per arrivare in Italia, attraverso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Serbia, la Bosnia, la Croazia, la Slovenia. Ma c’è anche chi passa da altri confini, come quello francese; in questo caso i ricercatori di Save the Children hanno messo in evidenza la disparità nel trattamento dei minori. A Claviere, per esempio, al confine con il Piemonte, un minore non accompagnato ha più probabilità di essere ammesso presentandosi direttamente alla polizia di frontiera francese, a Mentone invece viene segnalata ancora la pratica della polizia di modificare la data di nascita per fare risultare la persona maggiorenne e quindi espellibile tramite il refus d’entrée, il foglio di via. Se in Francia la sorte può graziare il giovane migrante, rimangono praticamente insuperabili gli accessi dall’Italia a Svizzera e Austria.
Sono stati 35 i minorenni stranieri non accompagnati respinti alle frontiere interne o esterne dell’UE nei primi tre mesi del 2022, che la coalizione di enti non profit europei Protecting Rights at Borders ha intercettato nelle sue attività. Probabilmente la punta di un iceberg, se si pensa che solo ad aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati in transito a Trieste (oltre a quelli accolti dal sistema istituzionale di protezione) e – sempre ad aprile – 24 sono stati registrati in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx.
Ad aprile sono 14.025 i minori stranieri non accompagnati presenti nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Quest’anno la novità è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), seguiti da egiziani (16,6%) e bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli – di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre. Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).
Sono tre i territori monitorati da Save the Children e con l’arrivo della bella stagione il flusso di minori non accompagnati è aumentato notevolmente in un solo mese in tutti e tre queste aree; in particolare, a Trieste (dalla rotta balcanica) dai 38 passaggi di aprile ai 60 di maggio, a Ventimiglia da 24 a 47, a Oulx addirittura da 35 a 150, per lo più ragazzi afghani, che arrivavano sia dalla rotta balcanica che dalla frontiera mediterranea.
Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, dice Tanto deve essere fatto anche in Italia a partire dalla creazione e dal supporto alle reti virtuose sul territorio; i progetti di assistenza umanitaria sui territori di confine dovrebbero garantire almeno una gestione integrata, un rifugio notturno, un’accoglienza per minori e famiglie, un adeguato numero di mediatori culturali.
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