Lancia l’allarme Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all’Immigrazione, che dice “Siamo preoccupati per le concentrazioni di minori stranieri non accompagnati su determinati Comuni. Servono meccanismi per evitare queste concentrazioni altrimenti la situazione diventa ingestibile. Già dall’aprile del 2021 l’ANCI sta chiedendo al Governo misure urgenti per affrontare il tema della gravosa situazione dei minori stranieri non accompagnati rintracciati e in carico ai Comuni e recentemente la richiesta, finora ignorata, è stata di nuovo posta all’attenzione del Ministro degli Interni, con un documento articolato e ricco di dati che illustrano la drammaticità della condizione del MSNA”.
L’emergenza, secondo Biffoni, nasce dalla crescita esponenziale delle segnalazioni di minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, che sono triplicate: dagli oltre 6.000 di febbraio 2021 si è arrivati ai quasi 20.000 dello stesso mese del 2023.
Non solo Prato, ma anche l’amministrazione comunale di Milano, attraverso le parole del sindaco Beppe Sala, ricorda che vanno attivati con urgenza provvedimenti che consentano di evitare le concentrazioni sul territorio di pochi Comuni.
La richiesta è quella di attivare misure strutturali e potenziare la rete SAI, Sistema Accoglienza Immigrazioni, che però risulta satura.
Dice ancora Biffoni si respinge una proposta che è una risposta essenziale alle urgenze dei Comuni, mentre si procede con soluzioni sempre emergenziali su un fenomeno duraturo che andrebbe gestito con misure strutturali.
Secondo il Rapporto di approfondimento semestrale sui Minori Stranieri non Accompagnati, a cura dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, aggiornato ai dati di dicembre 2022, e attingendo ai dati dello Studio conoscitivo sulla condizione dei Minori Stranieri Non Accompagnati la cura dell’ISMU, le caratteristiche dei MSNA vedono il prevalere della fascia dei “quasi maggiorenni”, i diciassettenni, tra cui la netta maggioranza dei maschi (oltre 85%). Le province italiane che hanno la più alta concentrazione di MSNA sono la Sicilia, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Calabria, la Campania e il Lazio, con cifre che superano il migliaio di presenze. A queste concentrazioni fa riferimento la denuncia dell’ANCI.
Per quanto riguarda le aree di provenienza spicca il dato prevedibile che riguarda l’Ucraina, da cui proviene il 24,8% dei minori. Tra le altre nazionalità il rapporto ministeriale segnala la Tunisia, l’Egitto, l’Albania e il Pakistan; l’area di partenza maggioritaria è il continente africano, sia settentrionale che della zona subsahariana. Colpisce la presenza di bambine e ragazze provenienti dalla Costa D’Avorio, secondo paese di partenza verso l’Italia per le femmine.
Il 63,7% dei MSNA, secondo i dati censiti dall’indagine ISMU nel Paese di origine al momento dell’arrivo in Italia era studente o studente-lavoratore, il 34,4%, invece, si trovava in una condizione di inattività oppure già lavorava. Significativa è la quota di minori mai scolarizzati (17,8%), mentre circa la metà dei MSNA ha frequentato per intero solo la scuola primaria.
Da questo derivano enormi criticità rispetto alle competenze linguistiche: oltre l’80% all’arrivo nel nostro Paese non ha mai imparato a leggere e scrivere, oppure non possiede un’adeguata istruzione formale o è stato troppo a lungo lontano dal sistema di istruzione e formazione. Dato invece significativo è che oltre la metà dei minori oggetto dell’indagine parla almeno due lingue. La grande maggioranza dei minori subito dopo l’arrivo in Italia accede a corsi di alfabetizzazione linguistica, che di solito durano dai 2 ai 4 mesi, frequentati pressi enti e associazioni o i CPIA:
I tempi per l’accesso alle opportunità di apprendimento dei MSNA, dal momento dell’ingresso in Italia vanno da un minimo di 1 mese a un massimo di 4-5 mesi per l’accesso all’istruzione per il conseguimento della licenza media, fino a quasi un anno o più per l’inserimento nel secondo ciclo.
La quasi maggioranza di coloro che completano gli studi poco dopo l’arrivo in Italia consegue la licenza media, ma più della metà non conclude gli studi.
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