Spesso i genitori sviluppano una forte apprensione nei confronti dei loro figli, che li porta a domandarsi frequentemente se ci sia qualcosa, sotto l’aspetto psicologico dei loro piccoli a casa o a scuola, che non “funziona” normalmente.
Ma cosa significa “normale”? Non può esistere una definizione unanime per questo termine, poiché ogni essere umano, bambino o adulto che sia, presenta degli atteggiamenti particolari verso una determinata sfera di vita. Spesso la “norma” fa riferimento più ad un ideale culturale che ad uno standard oggettivo. Nel linguaggio comune la parola “normale” ha un significato morale, nel senso che non descrive solo come sono le cose, ma indica qualcosa su come dovrebbero essere. E non è detto che ciò che non è “normale” sia necessariamente “patologico”.
Spesso capita di essere investiti da una grande mole di informazioni, riguardo lo sviluppo dei bambini, e come questo dovrebbe avvenire per essere considerato normale. Talvolta però queste informazioni sono poco attendibili, oppure non possono essere estese a tutti gli individui allo stesso modo. Così si crea un forte sentimento di paura e disinformazione tra i genitori, che sono preoccupati per la crescita dei loro bambini, sulla base di quanto hanno letto in un libro o sul web.
I genitori spesso hanno difficoltà a distinguere cosa sia un comportamento naturale e quale rappresenti invece un problema serio.
Come capire quindi se il comportamento dei nostri figli è normale?
In realtà, la differenza tra comportamento normale e problematico dipende dal livello di sviluppo del bambino e da molti altri fattori che possono variare notevolmente tra i bambini e ragazzi della stessa età. Inoltre, il comportamento “normale” è in parte determinato dal contesto in cui si manifesta, cioè dalla particolare situazione e dal momento, nonché dai valori e dalle aspettative particolari della famiglia, dal suo background culturale e sociale.
Ad esempio non è detto che se un bambino non sviluppa determinate capacità ad una certa età, non sarà in grado di farlo in un secondo momento.
Quanto accade nella quotidianità di un bambino, è spesso difficile da comprendere intuitivamente; i bambini a volte tendono a nascondere piccoli particolari della loro vita di cui si vergognano, o che li rattristano, impedendo così ai genitori e agli insegnanti di aiutarli laddove dovessero aver bisogno.
Piccoli problemi, o grandi disagi, si sommeranno così, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, e porteranno alla formazione di un’enorme ferita interiore, ingestibile per i bambini, che soltanto allora sarà degna di preoccupazione.
Quando il comportamento dei bambini è complesso e impegnativo, alcuni genitori trovano motivi per non agire. Ad esempio, i genitori spesso razionalizzano (“Non è colpa nostra”), si disperano (“Perché io?”), vorrebbero che tutto scomparisse magicamente (“I bambini superano comunque questi problemi con il tempo”), negano la difficoltà (“Non c’è davvero nessun problema”), esitano ad agire (“Rischiamo di ferire i suoi sentimenti”), evitano (“Non volevo affrontare la sua rabbia”), hanno paura del rifiuto da parte dei figli (“Non mi amerà più”), evitano di chiedere aiuto (“Forse non è ancora il caso di andare da uno psicologo”).
Ma quando le situazioni sono molto più complesse di quanto un genitore possa comprendere in realtà l’aiuto di un esperto assume un valore primario e fondamentale.
Come si può comprendere quando è necessario la consulenza di uno psicologo? Generalmente ci si basa su comportamenti standard, che dovrebbero svilupparsi seguendo una precisa linea temporale. Ogni comportamento è inscritto all’interno di uno specifico contesto culturale, familiare, e sociale, e qualora un bambino o ragazzo, svilupperà delle tendenze più o meno marcate verso un atteggiamento che si discosta dalla “norma”, allora sarà lecito definire un comportamento problematico.
Ma anche questo è un consiglio difficile da adattare alla sfera quotidiana; ogni bambino presenta infatti delle differenze sul piano caratteriale e ciò fa si che ciascuno sviluppo sia caratterizzato da determinate predisposizioni personali; questo non deve essere fonte di preoccupazione per i genitori, piuttosto devono comprendere che non tutti hanno gli stessi tempi cognitivi; in questi casi sarebbe bene pazientare e aspettare che un cambiamento positivo si manifesti autonomamente.
D’altro canto, ci sono adulti di riferimento che tendono a sorvolare su mancanze e difficoltà dei ragazzi, producendo così effetti deleteri per la loro crescita.
In questi casi è sbagliato approssimare risposte e soluzioni ai comportamenti problematici dei bambini; piuttosto i genitori dovrebbero interessarsi di quanto vivono i loro figli nella sfera emotiva e chiedere aiuto.
Lo psicologo infantile è proprio il professionista che possiede le competenze per sciogliere tutti questi dubbi e offrire delle strategie efficaci per aiutare sia il bambino, che tutta la famiglia, a migliorare la situazione.
Se sei preoccupato per il comportamento o lo sviluppo del tuo bambino, o se sei incerto sul significato da dare a certi comportamenti, il portale di riferimento in Italia per la consulenza psicologica PsicologiOnline.net ti viene in aiuto, permettendo al cittadino di trovare lo psicologo infantile o famigliare più vicino e disponibile.
Spesso anche un solo colloquio con un esperto permette di essere rassicurati e chiarirsi le idee su come affrontare al meglio la situazione.
Il ruolo dello psicologo è quello di esplorare le dinamiche familiari che sono vigenti in ogni nucleo, le dinamiche a scuola all’interno della classe, e sulla base di queste, può provare a formulare delle ipotesi che possano aiutare sia i genitori, sia gli insegnanti che i figli.
Dopo aver affrontato una seduta di famiglia, il bambino sarà pronto a parlare singolarmente con l’esperto, che dovrà, con delicatezza, cercare di farsi strada nella mente del bambino, provando a comprendere quali sono le origini dei suoi turbamenti.
In tali situazioni è fondamentale che si instauri un rapporto di reciproca fiducia tra bambino ed esperto, in modo tale da consentire al piccolo di raccontarsi liberamente, senza paura di essere giudicato.
Inoltre anche i genitori dovranno assumersi le proprie responsabilità, mettersi in gioco e iniziare un percorso di cambiamento insieme ai propri figli.
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