Agostino Miozzo
“La situazione epidemiologica è ancora molto fragile e critica, ma non dobbiamo smettere di lavorare perché questo sarebbe il fallimento della politica, del nostro Paese, nei confronti della scuola: dobbiamo continuare a rispettare gli impegni che ci siamo presi, i tavoli dei prefetti devono continuare a lavorare, a creare le premesse e le condizioni affinché gli studenti possano tornare a scuola in sicurezza; se non facciamo questo vuol dire che abbiamo fallito”.
Così Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, intervistato dalla Dire
E poi ha continuato: “Questa estate abbiamo lavorato per portare i ragazzi a scuola a settembre, abbiamo visto quali sono state le condizioni, l’impreparazione e la scarsità di coordinamento soprattutto a livello locale e quindi molti studenti sono stati interrotti nella loro presenza a scuola, supplita dalla didattica a distanza”, per questo “abbiamo lanciato l’idea, d’accordo con la ministra Lucia Azzolina e tutto il Governo, di creare dei tavoli a livello provinciale coordinati dai prefetti che possano accelerare quel processo che ha avuto troppe lentezze”.
E aggiunge pure: “L’istruzione e la sanità sono i due settori del sistema sociale che sono stati più penalizzati, ma nei decenni non negli ultimi mesi, e questa grande emergenza rende evidente il disastro del passato perché’ evidenzia e amplifica i problemi”
“In tutta Europa- spiega ancora a Dire- i ragazzi sono a scuola in presenza e solo in rare occasioni è stata adottata la Dad, noi invece stiamo penalizzando una generazione di ragazzi che domani saranno quelli che costruiranno il nostro futuro”.
“Non possiamo ricorrere alla Dad come sostituzione della scuola in presenza, il prezzo è altissimo non ce ne rendiamo conto perché non è un prezzo evidente: le ansie, le psicosi, i disturbi della sfera emotiva e psicologica si dimostrano con il tempo”.
“Abbiamo di fronte un periodo, quello delle vacanze invernali, con tanti possibili incontri e oltretutto al chiuso, condizioni ‘positive’ per il Coronavirus e quindi negative per la curva epidemica. Le feste, che sono sempre state un momento di condivisione, quest’anno saranno purtroppo un momento di ‘solitudine’. Ma non ci sono alternative”.
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