Si è tenuto recentemente a Catania un convegno sulla figura dell’insegnante di religione all’interno dell’istituzione scolastico. ll seminario è stato organizzato dalla Cisl Scuola di Catania.
E’ stata l’occasione per ribadire l’importanza nella scuola degli insegnanti di religione, la loro professionalità e il loro impegno pedagogico e didattico.
Si è parlato anche di alcuni problemi riguardanti la categoria come la mancanza di un nuovo concorso, l’assenza di una classe di concorso e la totale mancanza della loro presenza nell’attuale riforma in cui non vengono nominati nemmeno una volta.
Si avvicina, con l’entrata in vigore della legge 107/2015, un nuovo concorso per l’immissione in ruolo dei docenti.
In vista di ciò sono state istituite dieci nuove classi di concorso. Tutto bene si potrebbe dire, peccato che la riforma nata con l’obbiettivo di far sparire il precariato non si interessi minimamente di quei precari storici che sono i docenti non di ruolo di religione i quali pure fanno parte del personale scolastico, lavorano con impegno, competenza e professionalità senza però poter sperare di conquistare l’agognato ruolo nonostante la legge 186/2003 che bandì il primo per gli IdR, ne prevedesse uno ogni tre anni.
Abbiamo ascoltato a tal proposito il Prof. Carmelo Mirisola, Responsabile Provinciale per la CISL di Catania della sezione IRC.
Professore, un unico concorso e poi il nulla. Come si spiega questo vuoto attorno agli IdR?
Realmente non si spiega. Nel 2005, grazie alla Legge 186/2003, venne espletato il primo e purtroppo unico concorso, fortemente voluto dalla CISL, per l’immissione in ruolo individuando la dotazione organica degli insegnanti di religione cattolica, articolata su base regionale, determinata nella misura del 70 per cento dei posti d’insegnamento complessivamente funzionanti. La stessa legge, all’articolo 3 comma 2, prevede il bando di un concorso ogni tre anni. Purtroppo questo comma non ha mai avuto attuazione nonostante sia una legge dello Stato.
Con il concorso dunque il ruolo è stato assegnato al 70 per cento dei docenti. Da allora cosa è cambiato?
Sono passati dieci anni, quel settanta per cento è variato in molte regioni d’Italia e nell’organico, che è bene ricordare è su base regionale, vi sono diversi vuoti dovuti a pensionamenti. La percentuale di allora non corrisponde più a quella reale di oggi. Per questo il Legislatore, prevedendo questo normalissimo modificarsi delle cifre, aveva previsto una scadenza triennale per l’espletamento di un nuovo concorso. Ci ritroviamo invece adesso a vedere aumentare quel trenta per cento di docenti non di ruolo, anzi è bene chiamarli con il loro nome: precari, mentre diminuisce la percentuale iniziale dei colleghi di ruolo.
Con quest’ultima riforma della Scuola il Governo ha puntato molto sull’immissione in ruolo dei precari; e gli IdR?
Purtroppo la categoria non è nemmeno menzionata nella 107/2015; non si parla di regolarizzare il precariato di Religione Cattolica, eppure basterebbe attuare una legge già in vigore e non crearne una apposita, non si individua neanche la figura di questi docenti. Questa è una grave mancanza per una riforma che vorrebbe cambiare il mondo della Scuola ed eliminare il precariato.
Ricordo che molti docenti di religione cattolica hanno incarichi di grande responsabilità negli istituti dove insegnano: vicepresidi, collaboratori del Dirigente, funzioni strumentali, referenti di progetti. Questo ci fa comprendere come Dirigenti scolastici e Colleghi abbiano in gran conto la professionalità e la preparazione degli IdR, sia per quanto concerne lo specifico della loro disciplina, sia per la normativa scolastica, sia per tutto quello che comporta la conduzione nei vari settori di una scuola, altrimenti non verrebbero scelti per svolgere queste mansioni. Nonostante tutto ciò, è stato necessario emanare una nota per garantire a chi della categoria svolgesse incarico di vicepreside il distacco, in quanto gli insegnanti di religione non sono stati inseriti nell’organico dell’autonomia a cui appartengono i docenti che possono assumere l’incarico di vicepreside.