Una delle fonti più insolite, ma straordinariamente feconde, della conoscenza della civiltà greca antica, degli usi e costumi dei suoi abitanti nonché del loro immaginario collettivo, è costituita dalla pittura vascolare, cioè dalle raffigurazioni dipinte da ceramisti ateniesi del VI, V e IV sec. a.C. sui vasi rinvenuti nelle abitazioni e nelle necropoli greche. E’ proprio su questo affascinante ambito di ricerca che si incentra la mostra "Miti Greci. Archeologia e pittura dalla Magna Grecia al collezionismo", in corso al Palazzo Reale di Milano fino al 23 gennaio grazie all’iniziativa della Regione Lombardia, del Comune e dell’Università di Milano, e al sostegno di Banca Intesa e della Regione Siciliana.
La mostra espone più di 300 opere – tra crateri, hidrie e anfore di epoca classica – dipinte nelle officine ceramiche della Magna Grecia e della Sicilia con scene mitologiche di incomparabile suggestione, provenienti da prestigiosi musei internazionali quali il Louvre e il British Museum, ma anche dal Museo Nazionale di Napoli, dai musei siciliani di Lipari, Gela e Siracusa nonché dalle collezioni private Jatta, Caputi e Lagioia. Si tratta di reperti archeologici di eccezionale valore artistico e documentale, selezionati – secondo quanto affermato dalla curatrice della mostra Gena Sena Chiesa – al fine di far luce sull’influenza esercitata dalla cultura e dall’arte greche sulle colonie italiche e, soprattutto, al fine di "evidenziare l’attualità del racconto mitico antico e la complessità della sua presenza nel mondo contemporaneo".
Più di 1.000 al giorno sono i biglietti venduti dall’apertura della mostra lo scorso ottobre, a dimostrazione – se mai ce ne fosse bisogno – del fascino tuttora vivo del mito greco e della sua trasposizione e reinterpretazione, sempre sorprendente e creativa, dalla parola all’immagine dipinta.
La predisposizione, inoltre, di una specifica sezione didattica, realizzata dall’Assessorato all’Educazione, arricchisce la mostra di un innegabile valore aggiunto. È previsto, infatti, in maniera differenziata a seconda delle fasce d’età, un percorso labirintico allestito ad hoc per favorire l’avvicinamento delle scolaresche al mito e il riconoscimento delle valenze storico-artistiche del vasellame esposto, oltre che la comprensione delle caratteristiche socio-culturali della civiltà in cui affondiamo le nostre radici. Il tutto accompagnato da attività, esperienze pratiche e materiali didattici a disposizione dei docenti.
Ma non solo. L’esposizione si articola in ben 6 sezioni che, oltre a presentare gli straordinari reperti funebri della necropoli di Ruvo di Puglia scoperta durante gli scavi del XVIII secolo, tracciano un itinerario cronologico che si spinge fin quasi ai nostri giorni. Dalle opere originali magnogreche del V – IV secolo a.C. – primi fra tutti il famoso vaso siceliota di Caltagirone, i crateri raffiguranti scene mitologiche del cosiddetto "Pittore di Licurgo" e, ancora, le lastre dipinte della "Tomba delle danzatrici" esempio unico di monumento funerario signorile apulo – si passa così alla rassegna di ritratti, mobili "alla greca" e preziosi vasi di Wedgwood in stile classicheggiante, frutto dell’"anticomania" dei collezionisti di epoca neoclassica.
Infoline e prenotazioni:
tel. 02-54914 o siti Internet presenti in "Ulteriori approfondimenti".
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