La “battaglia” sul comitato di valutazione è ufficialmente aperta: lo si comprende leggendo una faq pubblicata nelle ultime ore sul sito del Miur.
Alla domanda “Quando si può ritenere che il Comitato sia validamente costituito?” i dirigenti del Ministero rispondono in modo inequivocabile: “Una norma di carattere generale sulla costituzione degli organi collegiali (art. 37 del Testo Unico) prevede che l’organo collegiale è validamente costituito anche nel caso in cui non tutte le componenti abbiano espresso la propria rappresentanza. Ciò vale, ad esempio, se il Consiglio d’Istituto o il Collegio dei docenti non provvede volontariamente alla scelta dei componenti di sua spettanza”.
In pratica il Ministero ha scelto la strada di depotenziare la protesta che si sta diffondendo in molte scuole dove i collegi dei docenti stanno cercando di rimandare il più possibile la scelta degli insegnanti che dovrebbero far parte del comitato di valutazione.
Non è però detto che anche i genitori e gli studenti decidano di seguire i docenti nella loro protesta e quindi è possibile che i consigli di istituto designino i due insegnanti di propria spettanza.
In ogni caso restano pur sempre da designare due genitori (oppure un genitore e uno studente) ed è quindi probabile che – in modo o nell’altro – i comitati potranno entrare in funzione.
C’è però da dire che in molte scuole la contrattazione di istituto si sta già aprendo con una pregiudiziale pesante posta dai sindacati che chiedono che la distribuzione del “premio” per il merito venga effettuata previo uno specifico accordo fra RSU e dirigente scolastico.
Su questo punto va fatta una osservazione: la metà dei dirigenti scolastici italiani fa riferimento ad uno dei sindacati del comparto e quindi è anche probabile che la proposta sindacale si affermi come soluzione vincente. D’altronde sarebbe ben strano se i dirigenti scolastici che aderiscono ai sindacati del comparto si rifiutassero di seguire le indicazioni delle proprie organizzazioni.
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