Negli ultimi quindici mesi il Miur ha cambiato tre ministri, ma non è stato in grado di sbloccare le nomine di ben dieci direttori generali (di cui alcuni fondamentali, come quelli per il personale, ma anche per le direzioni per gli ordinamenti scolastici e la valutazione, per le risorse umane, finanziarie e i contratti) e di quattro dirigenti a capo degli Usr (Lombardia, Lazio, Liguria e Sicilia).
A dire il vero, sia Marco Bussetti, sia Lorenzo Fioramonti, ci avevano provato. Le nomine erano state prodotte. Poi, però, l’individuazione degli alti dirigenti avvenuta troppo a ridosso delle dimissioni da ministro, nel caso di Fioramonti, la caduta inaspettata in estate del governo giallo-verde, oltre che l’intervento della Corte dei Conti sulle scelte di Marco Bussetti, hanno azzerato tutto.
E ora che le scelte sono finite nelle mani della nuova ministra Lucia Azzolina, si profilano altri tipi di problemi: lo “spacchettamento” del Miur, infatti, potrebbe seriamente rallentare le scelte per i nuovi direttori generali, proprio per via della ridefinizione di dipartimenti, uffici e ambiti ministeriali.
A denunciare questa situazione di impasse sono anche i sindacati: “Due accordi, tre ministri e al Miur non ci sono interlocutori in grado di assumere decisioni di gestione di una macchina organizzativa complessa come quella del sistema di istruzione nazionale. Tutto fermo, accordi sospesi, decisioni rinviate in attesa di una catena di comando che ha bisogno di essere definita, nella sua interezza”, osserva Pino Turi, preoccupato il segretario generale della Uil scuola.
“I ministri hanno il diritto di costituire la migliore squadra possibile per realizzare i propri programmi, – ribadisce Turi – ma il vuoto che registriamo al Miur, aggravato dallo “spacchettamento“, non è più compatibile con i tempi della scuola e con i problemi che quotidianamente vanno risolti”.
“Fortunatamente – continua il sindacalista – il sistema di scuola dell’autonomia, con i suoi meccanismi di autogoverno, riesce a far fronte alla nomale gestione ed efficienza delle attività che attengono alla comunità scolastica”.
Il punto è che le leggi, a partire dall’ultima approvata, il decreto scuola L. 159/19, per “adattarsi alla realtà hanno bisogno di regole negoziali e di confronto”, al fine di realizzare i fondamentali decreti attuativi, ma “tutto viene rinviato per mancanza di interlocutori”: in ballo, da fronteggiare con urgenza ci sono diversi aspetti, come il nuovo reclutamento, in primis i concorsi urgenti da svolgere, il precariato che si sta allargando a macchia d’olio e il nodo del rinnovo contrattuale.
All’unico interlocutore concreto che è il ministro Azzolina – puntualizza Turi – chiediamo di fare in fretta e bene. Partire dalla convocazione dei tavoli già definiti a cui si aggiungono i problemi che inevitabilmente si presentano e si presenteranno nelle realtà complesse della scuola”.
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