A due mesi dalle elezioni politiche prende ufficialmente il via la volata che porterà ad assegnare la poltrona più importante di viale Trastevere, quella di Ministro dell’Istruzione, con tutto il suo carico di interrogativi sull’applicazione delle tanto discusse riforme dei cicli scolastici. Ed il primo a tentare l’allungo, con uno “strappo” inaspettato, è Clemente Mastella, leader del’Udeur: il segretario, noto per la sua “adattabilità” alle forze di Governo, ha ammesso l’aspirazione il 6 febbraio, a margine di un convegno del suo partito a Roma: “Dopo aver ascoltato alcuni interventi al congresso della Rosa nel Pugno – ha detto Mastella ai giornalisti – ora so quale è il mio posto se il centrosinistra dovesse vincere: chiederò di essere ministro dell’Istruzione”.
Che non fosse una battuta di circostanza lo si è capito subito, quando il leader dell’Udeur ha voluto mettere in risalto la sua posizione super partes qualora dovesse succedere all’attuale ministro Letizia Moratti: “La Bonino – ha spiegato Mastella – ha dichiarato che mai ci dovrà essere un ministro dell’Istruzione amico di Ruini. Io sono amico e rispettoso dei principi che esprime, dal punto di vista pastorale, la chiesa italiana, pur senza confondermi sul piano della mia laicità”. Le sue idee, assicura potrebbero accontentare tutti, a partire da coloro che nel centro-sinistra rivendicano un sistema di istruzione meno legato ai privati. Ma il politico campano ha assicurato che la sua promozione a ministro dell’Istruzione piacerebbe anche agli stessi cattolici. “Nelle polemiche di questi giorni – ha concluso Mastella – mi sono apparsi alcuni bigotti laicisti che ritengono che il Papa a Roma sia una presenza di disturbo. Preferirebbero che il papato si trasferisse ad Avignone, senza rendersi conto che sui principi e le norme di comportamento la Chiesa si comporterebbe così sia nelle catacombe, sia sotto la cortina di ferro o nell’occidente”.
Dopo Mastella, saranno tante le candidature alla prima poltrona del Miur: molti politici, del resto, in questi giorni stanno mettendo le mani avanti, soprattutto per garantire la loro “protezione” alla scuola pubblica ed al suo milione di docenti (e di voti…). Al centro delle promesse, vi sarebbero parziali, ma anche totali, modifiche alle riforme tenacemente portate in porto dall’attuale ministro uscente. La volata è appena iniziata, ma non bisogna dimenticare che prima del traguardo ci sono le elezioni.