Sta comportando consensi su tutto il fronte sindacale la decisione presa il 27 luglio dalle organizzazioni maggioritarie di “occupare” simbolicamente il Miur.
È una presa di posizione decisa congiuntamente, ha detto il segretario generale Cisl Scuola, “per contestare la procedura informatizzata che avrebbe dovuto rendere note le sedi dei docenti di scuola dell’infanzia e della primaria”, ricordando che ci sono “quasi 45.000 persone in ansia” che dovranno ora attendere altri due giorni.
Abbiamo sentito, a tal proposito, il parere di uno dei sindacalisti più esperti nel campo scolastico: stiamo parlando di Stefano d’Errico, leader storico dell’Unicobas.
D’Errico, ha saputo della decisione dei sindacati maggiori di non voler lasciare il Miur sino a quando non saranno pubblicati tutti i movimenti della primaria fasi B, C e D?
Ho saputo. Mi sembra una scelta condivisibile. Al ministero dell’Istruzione forse non hanno compreso che i trasferimenti di decine di migliaia di docenti comportano conseguenze sul piano professionale, familiare e logistico. I sindacati difendono i lavoratori ed è giusto che prendano iniziative, anche di questo genere, in loro difesa.
Quindi, per una volta possiamo dire che tutto il fronte sindacale della scuola si trova compatto?
Sì, ma a questo punto sarebbe bene che Flc-Cgil, Cisl, Uil e Snals prendano una posizione netta anche sugli accordi presi.
Quali accordi?
Mi riferisco soprattutto a quello sulla mobilità del personale, che ha salvato dagli ambiti territoriali tutti gli assunti fino al 2014, in cambio però di un prezzo altissimo.
Cosa intende?
Intendo dire che con quell’accordo si è permesso ai dirigenti scolastici di andare oltre la Legge 107/15. La Buona Scuola, infatti, non prevedeva che i presidi potessero mettere sul potenziamento, quindi fuori dalla classe, un docente con 30 o 40 anni di anzianità. Ora, invece, si può ed è una vergogna, ancora di più perché è passato in sordina.
Però l’accordo ormai è firmato?
Sì, ma per come si sono messe le cose, con il Miur che pubblica atti unilaterali, quei sindacati ora possono ritirare la loro sottoscrizione. Come possono, anzi devono, far uscire tutti i loro componenti dai comitati di valutazione creati per assegnare il bonus sul merito.
Perché dovrebbero dimettersi?
Perché aver collaborato con l’amministrazione ha prodotto delle norme sulla chiamata diretta che fanno tornare indietro la scuola di oltre mezzo secolo e, ora, dei trasferimenti gestiti in un modo tale, con errori e disfunzioni informatiche, che non hanno precedenti. Serve una presa di posizione netta, a trecentosessanta gradi.
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