Il diritto soggettivo rappresenta il massimo grado di tutela di un interesse individuale. Esistono diritti soggettivi più forti di altri?
Tutti i lavoratori che si trovino in analoghe condizioni devono essere trattati in modo eguale?
Chiedo al Miur di dare risposte alle mie domande, di rompere il muro del silenzio e di dare finalmente una risposta certa a tutti i lavoratori che attendono il pagamento delle posizioni economiche.
Spesso si giustificano scelte inique, anche a livello politico, sostenendo che la società – tanti individui – è più importante dell’individuo.
Un bravo professore di Sociologia mi ha insegnato che ciò non è vero. Non è vero che l’individuo deve essere sacrificato “sull’altare” della collettività. Anche l’individuo deve essere tutelato perché portatore d’interessi meritevoli di tutela.
In questo momento nel mondo della scuola ci sono situazioni di “profondo disagio” vissute dai lavoratori e in particolare mi riferisco al personale Ata che troppo spesso si sente dimenticato tra le pieghe di scelte importanti che riguardano anche il loro futuro.
La scuola sta vivendo un periodo di emergenze: il problema dei precari, le incertezze in merito alle immissioni in ruolo, il taglio di circa 2000 posti di lavoro Ata previsti per il prossimo anno scolastico, i colleghi della quota 96, etc..
Proprio perché stiamo vivendo in emergenza, non è possibile arretrare rispetto a diritti cosi importanti, è il caso del pagamento di una prestazione lavorativa. Questo diritto deve essere rivendicato anche per garantire tutti gli altri lavoratori che si trovino o si potranno trovare in futuro in una condizione simile.
Sono una titolare di posizione economica-giuridica conseguita con decorrenza 2012/13 e attendo ancora il pagamento della posizione economica dal settembre 2012, in Italia siamo circa 5200 “dimenticati”, a fronte di altri 12600 che hanno ricevuto il pagamento fino al 31 agosto 2014. Non siamo stati pagati perché i nostri nomi non sono stati trasmessi con i flussi telematici a causa del blocco delle posizioni economiche, non abbiamo ricevuto il nostro compenso accessorio, eppure abbiamo continuato a garantire servizi indispensabili al funzionamento delle scuole.
La remunerazione delle posizioni economiche è stata bloccata a seguito di un’interpretazione estensiva della Legge n.122 del 30 luglio 2010 nella quale sono contenute “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”; tale norma prevedeva il blocco delle posizioni stipendiali per il triennio 2011-2013.
La Circolare diramata dal Mef prot. 0035819 del 15 aprile 2011 con oggetto: Applicazione dell’art.9 D.L. 31 maggio 2010, n. 78, così recita: “Non vanno, inoltre, considerate nel tetto 2010… omissis… gli emolumenti corrisposti per lo svolgimento di specifici incarichi e, pertanto, i relativi importi non sono da considerare nel tetto 2010. Se le stesse prestazioni verranno svolte anche negli anni successivi al 2010, andrà corrisposto il relativo trattamento fintanto che permane l’incarico. Per quanto riguarda gli specifici incarichi conferiti nel triennio 2011-2013 –… omissis… si ritiene che tali incarichi possano essere remunerati nel triennio 2011-2013 anche se non sussistenti nel 2010”.
Quindi essendo le posizioni economiche un emolumento dovuto per lo svolgimento di un incarico specifico non doveva essere interrotto il pagamento, non rientrava affatto nella ratio della legge relativa al patto di stabilità 2010.
E non poteva esserci un’interpretazione diversa, da parte del Mef, perché una tale previsione legislativa sarebbe stAta illegittima in quanto il nostro ordinamento giuridico è basato sul principio che ad una prestazione deve necessariamente corrispondere il pagamento per la stessa (controprestazione); questo principio non può essere derogato né dalla contrattazione collettiva né dalle parti.
Anche l’art. 36 della Costituzione della Repubblica sancisce che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionAta alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
È insostenibile questa situazione perché si è creata una profonda discriminazione nei confronti dei titolari di posizioni economiche (bloccati) per i quali il patto di stabilità ha generato una diminuzione netta dello stipendio pari proprio all’importo del salario accessorio; l’anno precedente il pagamento dell’incarico aggiuntivo era avvenuto regolarmente perché è stato effettuato dalla scuola di servizio con i fondi inviati dal Miur.
A parere dei sindacati, dopo l’ultima riunione tenutasi al Miur lo scorso 13 febbraio, è possibile intravedere uno spiraglio di luce, alla soluzione del problema che si sta procrastinando da troppo tempo ormai. La segreteria dell’On. le Faraone, sottosegretario all’Istruzione, avrebbe assunto un impegno al fine di trovare una soluzione politica, sentito il Mef, per garantire i pagamenti anche ai 5200 lavoratori dimenticati, e naturalmente anche la riattivazione per tutti gli aventi diritto dal primo gennaio 2015.
Non è una “graziosa concessione” liquidare i compensi delle posizioni economiche rimaste senza remunerazione, chiedo non solo per me, ma anche per tutti gli altri colleghi di essere trattati con un criterio di uguaglianza, sto parlando di un’eguaglianza sostanziale e non solo formale.