Forse è la peggiore estate del Miur quella che stiamo vivendo all’insegna dell’incertezza, dell’indifferenza, del pressappochismo, della palese incapacità di gestire la cosa pubblica, a cominciare dal bando di concorso per docenti che si sta rivelando una vera e propria mattanza, com’era prevedibile, dal momento che il Ministero di Viale Trastevere ne aveva fatto un vero cavallo di battaglia tanto che la montagna sta partorendo un topolino.
Non è possibile gestire una macchina concorsuale di grandi proporzioni senza tenere conto del valore temporale affidato alle prove. Una cosa è certa: che molti candidati con tanto di titoli acquisiti sono stati mandati a casa per non aver superato la prova scritta. E poi la girandola dei commissari, che si dimettono in barba anche all’aumento del compenso pari a due euro, cosa che dovrebbe far vergognare il Miur sapendo che si vuole risparmiare sulla pelle dei docenti, quando in realtà si sperperano diverse centinaia di milioni di euro.
Oltre al concorso per docenti vi è la questione della “chiamata diretta”, altra faraonica invenzione partorita dalla legge sulla “Buona Scuola”, che il Miur sta gestendo in maniera disorganica, abietta e confusa solo con l’obiettivo di oberare di lavoro le segreterie delle istituzioni scolastiche a corto di personale. Una corsa contro il tempo che arrecherà ulteriore disorganizzazione. Per continuare con la mobilità che sta facendo passare le pene dell’inferno ai poveri docenti che vengono sballottati di qua e di là come fossero birilli e non esseri umani che hanno messo su famiglia e prole. A questo si aggiunge la mannaia del decreto Madia sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego che, nel frattempo, sembrava essersi perso nella notte dei tempi. Un decreto che sta facendo discutere a causa delle misure restrittive che vanno nella direzione di colpire chi si impegna e produce, invece che al contrario chi è stato sempre improduttivo.
E poi l’abolizione degli scatti automatici che ha l’odore di corruzione perché si sa come la meritocrazia in Italia viene gestita al di là dei meriti veri di ciascuno. Tutte queste misure stanno portando allo sfascio totale del sistema scolastico italiano, dove non esiste più remora per nessuno. Basta che si taglia, si accorpa, si fanno le riforme e poi panta rei. Questa può, dunque, considerarsi la peggiore stagione del Miur perché nemmeno nei momenti bui della storia repubblicana si è pensato di giocare sulla pelle dei lavoratori della scuola, considerati la cenerentola del pubblico impiego.
Al Miur devono convincersi che noi lavoriamo con le menti dei ragazzi e dei giovani non per formare come dice Montale “cocci aguzzi di bottiglia” ma i futuri protagonisti della società del domani. Ci viene da rimpiangere la prima Repubblica per come siamo conciati male!
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