Il Codacons e i cittadini possono stare tranquilli: non ci sarà nessun aumento delle spese pubbliche per la gestione del Miur, seguito dello “spacchettamento”del dicastero di viale Trastevere in ministero dell’Istruzione e ministero dell’Università e Ricerca, voluto dal premier Giuseppe Conte, dopo le dimissioni di Lorenzo Fioramonti.
Il Consiglio dei ministri, immediatamente dopo l’avvenuta approvazione del dl da parte del Governo, ha tenuto a far sapere con una nota che “nel decreto si prevede che la dotazione organica complessiva dei due ministeri non potrà essere superiore a quella del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca alla data di entrata in vigore del decreto, incrementata di due posizioni dirigenziali di prima fascia e dei responsabili degli uffici di diretta collaborazione, e che da tale nuovo assetto non potranno derivare oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica“.
A dire il vero, lo stesso decreto prevede una spesa di circa 2,5 milioni di euro nel 2020 e di 3,4 milioni dall’anno successivo: il finanziamento si realizzerebbe comunque con fondi già presenti nelle casse del Miur.
Per raggiungere il risultato di sostanziale invarianza finanziaria del dicastero di viale Trastevere, i due ministeri divisi conviveranno nello stesso storico palazzo bianco: quello dell’Istruzione, affidato a Lucia Azzolina al secondo piano; Università e Ricerca, con a capo Gaetano Manfredi, si sistemerà al terzo.
E verranno ridotti i dipartimenti. Secondo Il Sole 24 Ore, “da tre si passerebbe a due, entrambi in carico al ministero dell’Istruzione”
Le direzioni generali saranno in tutto 30: 24 per la parte Scuola (inclusi i due capi dipartimento) e 6 per Università e Ricerca, compreso il segretario generale”. Niente direttori generali, però, per Università e Ricerca.
Inoltre, “ogni dicastero a quanto pare avrebbe poi un proprio capo di gabinetto. Con Luigi Fiorentino in predicato di restare al suo posto e continuare a occuparsi della parte Scuola”.
Per portare a regime lo “spacchettamento” dei due ministeri sarà infine necessario realizzare, entro il 30 aprile, un Dpcm che suddividerà le risorse del Miur assegnando i primi due terzi all’Istruzione e il resto ad Università e Ricerca.
Infine, entro il 30 giugno prossimo, dovranno essere approvati i regolamenti di organizzazione di entrambi i dicasteri.
“Nelle more, nel decreto legge è scritto che – sottolinea sempre il quotidiano economico – il personale degli uffici di diretta collaborazione è stabilito, transitoriamente, in 130 unità per il ministero dell’Istruzione e in 60 unità per quello dell’Università e ricerca”.
Intanto, si dà per certa la conferma di Anna Ascani (Pd) nel ruolo di viceministra. La dem crebbe anche fare proprio il “pacchetto” riguardante gli Istituti tecnici superiori: un settore sul quale, assieme all’alternanza scuola lavoro, oggi diventata Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), il Partito Democratico ha sempre creduto molto.
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