L’obbligo di svelare l’algoritmo che ha stabilito le sedi dei trasferimenti del 2016 porterà con sé un ulteriore carico di ricorsi che presumibilmente andranno in sfavore del Miur.
Infatti, sappiamo che in tutto quest’anno sono stati moltissimi i casi di docenti trasferiti a centinaia di chilometri dopo aver partecipato alle operazioni di mobilità del 2016, e nella maggior parte dei casi ha visto una vittoria secca dei ricorrenti, con le sentenze dei vari Tar a fare realmente da correttivo.
Il Ministero sta provando a corregere il tiro con la nuova mobilità che, anche se tarda ad arrivare l’ordinanza ufficiale a causa del nodo irrisolto della chiamata diretta, con l’ipotesi di contratto firmata con sindacati a fine gennaio ha già fatto intendere che molti insoddisfatti potranno essere accontentati con i trasferimenti interprovinciali che, quest’anno riservano a chi volesse spostarsi da una provincia all’altra una percentuale dei posti del 30%, contro i 25% degli anni precedenti.
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La sentenza del Tar in merito all’algoritmo però fa tornare in gioco i circa 60mila assegnatari su ambito dello scorso anno.
Come si legge su Italia Oggi, qualora si scoprisse che l’algoritmo è sbagliato, i potenziali ricorrenti avrebbero gioco facile a dimostrare l’illegittimità del provvedimento, e a quel punto diventerebbe semplice chiederne la disapprovazione, a maggior ragione se si riesce a dimostrare la mancata assegnazione alla sede più vicina in rapporto ad altri docenti trasferiti su sedi a loro prossime con punteggi inferiori.
Lo scontro Miur – ricorrenti potrebbe diventare molto duro se si riuscisse a risalire al “cosa” non ha funzionato dell’algoritmo, ovvero il perché il sistema avrebbe favorito una categoria di docenti e penalizzato altri.
Senza contare i risarcimenti a cui andrebbe incontro il Miur, dato che i presunti docenti trasferiti in sedi lontane da casa avranno avuto nel corso dell’anno spese di viaggi e di affitto, oltre varie utenze.
Anche la Corte dei Conti, in caso di danno erariale, andrebbe a chiedere il conto al Ministero, che non dormirà in questo periodo sogni tranquilli.
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