Il boomerang dei trasferimenti del 2016 continua ad affossare le casse del Miur, che dallo scorso anno ad oggi continua a pagare gli errori dell’algoritmo “impazzito”.
Ultime in ordine di tempo, ci sono due ordinanze del Consiglio di Stato, che condannano il Miur a 3mila Euro di spese per il giudizio di esecuzione e impongono l’immediato rispetto degli ordini giudiziali individuando un commissario ad acta in caso il Ministero dell’Istruzione non esegua con rapidità ed efficacia gli ordini del tribunale rivalutando le domande di trasferimento presentate nel 2016 da circa 50 docenti.
Lo fa sapere l’Anief, che quindi mette sotto la lente d’ingrandimento ancora una volta i problemi legati alla mobilità del 2016.
Il Consiglio di Stato ha quindi disposto che il Miur avrà 20 giorni di tempo dalla comunicazione dell’ordinanza per definire le posizioni di ciascun ricorrente e, se del caso, di trasferirli nelle sedi disponibili richieste, secondo quanto deciso dall’ordinanza.
Il Consiglio di Stato quindi ordina, in caso di persistente inadempienza, la nomina di un commissario: “vista la precedente inadempienza dell’Amministrazione, “altresì nominato fin d’ora, in caso di persistente inerzia del MIUR e quale Commissario ad acta, il Capo del Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali dello stesso Ministero, affinché, nell’ulteriore termine di giorni dieci (10 gg.) decorrente da quando è inutilmente trascorso quello dianzi assegnato e per il tramite d’un dirigente da lui prescelto, provveda per l’esecuzione integrale di detta ordinanza”, condannando “le Amministrazioni intimate al pagamento, a favore dei ricorrenti, delle spese del presente giudizio d’esecuzione, che sono nel complesso liquidate in € 1.500, oltre accessori come per legge”
Ma chi paga il commissario? L’Amministrazione stessa: “a carico delle Amministrazioni stesse il compenso del Commissario ad acta, che è nel complesso liquidato in € 1.500,00, oltre accessori di legge se dovuti ed al netto delle spese per l’incarico documentate”.
Soddisfatto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Nella mobilità, così come nel reclutamento, l’unico vero criterio da rispettare è quello del merito, ossia del punteggio calcolato in base ai titoli e ai servizi posseduti dal lavoratore. L’Algoritmo ministeriale ha tutt’altro che rispettato il criterio meritocratico e i trasferimenti sono sembrati più una roulette russa che una vera e propria procedura concorsuale come avrebbero dovuto essere”.
“Non avevamo dubbi che il tribunale ci avrebbe dato ragione e, ora, conclude Pacifico, il Ministero non potrà più indugiare e dovrà rispettare le determinazioni del Consiglio di Stato come avrebbe dovuto fare sin da subito”.
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