Continuano a giungere dettagli sull’accordo di massima raggiunto nella serata del 25 gennaio tra Miur e sindacati sulla mobilità.
In particolare su uno dei punti più controversi, quello della mobilità interprovinciale per coloro che sono stati assunti sino all’anno scolastico 2014/15 compreso. Per la quale, alla fine, è stata trovata una soluzione che soddisfa i sindacati. E probabilmente anche il personale che si accinge a chiedere il trasferimento lontano da casa.
“Altrimenti non avremmo mai firmato”, ci dice uno dei sindacalisti presenti alla trattativa chiusa in tardissima serata, attorno alle 22,30.
Ma in che consiste tale accordo? In pratica, come spieghiamo dettagliatamente anche in un altro articolo, il docente che chiede di spostarsi da una provincia all’altra, ad esempio da Milano a Roma, avrà la possibilità di indicare come primo ambito territoriale un numero definito di istituti scolastici: si tratta di zone ristrette, molto simili agli attuali distretti territoriali.
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“Con questa soluzione, i docenti assunti fino al 2014 hanno buone possibilità di essere collocati in una scuola vicino casa, mantenendo la titolarità e senza finire negli albi”, sottolineano sempre con una certa soddisfazione i sindacalisti.
In caso di mancata assegnazione in quell’ambito-distretto, però, si passerà negli ambiti “normali”. E in tal caso, si finirà negli albi, con possibilità di rispostarsi alla scadenza del Ptof.
Per i sindacati è comunque una soluzione ottimale. Corredata dall’ottenimento della salvaguardia di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie almeno per un altro anno. Alla luce di quanto disposto dal comma 73 della Legge 107/2015, probabilmente era il miglior risultato ottenibile.
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