Il contratto sulla mobilità 2016 dei docenti nasce sotto una cattiva stella: il 17 novembre, i sindacati hanno interrotto la trattativa quasi alle prime battute.
Al nodo sui trasferimenti su ambiti, che per i sindacati vanno superati attraverso domande specifiche sulle scuole, si è aggiunto il no del Miur alla deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia di assunzione (in pratica alla replica di quanto accaduto quest’anno per decine di migliaia di neo-assunti con la L. 107/15). Così, dopo tre-quattro incontri per arrivare all’accordo sulla mobilità del 2017 l’accordo si arena.
“L’Amministrazione si è presentata per la quarta volta senza una risposta sui due nodi fondamentali”, ha detto Rino Di Meglio, leader della Gilda, facendo anche lui preciso riferimento al problema degli ambiti territoriali e a quello della deroga al blocco triennale per i nuovi assunti.
A queste condizioni, diventa “impraticabile, dunque, la proposta del Miur di continuare il confronto su aspetti secondari della mobilità senza prima aver chiarito i punti nodali su aspetti dirimenti al fine di decidere se ci sono le condizioni, o meno, per pervenire a un accordo”, hanno scritto in una nota congiunta Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals.
I rappresentanti dei lavoratori, quindi, hanno deciso di sospendere la trattativa in attesa di un chiarimento a livello politico. “In quella sede – scrivono ancora i quattro sindacati maggiori – valuteremo le reali aperture ricevute dal Gabinetto Miur nell’incontro del 10 ottobre scorso, di affidare alla potestà del contratto le regole della mobilità”.
Quel che c’è da capire è il motivo dello scollamento tra gli accordi di massima, stavolta presi anche a settembre con il ministro, e quelli tecnici con i dirigenti del ministero dell’Istruzione. Sempre il titolare del Miur, Stefania Giannini, appena ventiquattr’ore fa aveva detto che sulla chiamata diretta in vista del prossimo anno si sarebbe potuto “aggiustare il tiro”, proprio attraverso il confronto con i sindacati. Per il bene di tutti, avevamo commentato.
Le cose, però, sembrano andare diversamente. Con la “lezione” dell’estate scorsa, con il ministero in seria difficoltà nel gestire i trasferimenti prima via algoritmo e poi tramite chiamata diretta, che non sembra essere servita a molto.
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