Solo 15 giorni per scegliere le sedi e presentare la domanda di mobilità, ma anche il vincolo quinquennale confermato (tranne un paio di deroghe, legate alle condizioni di esubero o soprannumerarietà e permessi legati alla Legge 104/92 con motivazioni recenti): almeno a leggere le prime informazioni utili, per i docenti di ruolo la mobilità 2021 non si prospetta proprio come desideravano. Ad avvantaggiarsene potrebbero essere comunque i precari, per i quali ora si aprono interessanti prospettive di assunzione a tempo indeterminato, oltre che determinato in tempi leciti.
Del resto, un margine di tempo così ridotto per inoltrare la propria candidatura, peraltro con la Pasqua in mezzo, quindi di effettivi 12 giorni, non si ricorda nella storia della mobilità scolastica italiana.
E’ anche vero che il ministero dell’Istruzione non poteva fare altrimenti, sia per portare a termine gli impegni presi (anche dal premier Mario Draghi e dal titolare del MI Patrizio Bianchi) di collocare in ruolo il più alto numero possibile di precari, sia per coprire dal 1° settembre tutte le cattedre vacanti.
Accelerando i tempi della mobilità, infatti, si verrà a creare quella “finestra” estiva di fine agosto utile a completare le operazioni di assunzioni a tempo indeterminato e per le supplenze annuali, prima che prenda avvio l’anno scolastico 2021/22.
Anche sul fronte normativo i docenti di ruolo hanno poco da rallegrarsi, perché il vincolo dei cinque anni rivolto ai neo-assunti di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi, non è stato intaccato.
Del resto, come si sarebbe potuto fare diversamente? Non essendo il Parlamento intervenuto, il DL n. 126/2019 che introduce il blocco quinquennale per tutti coloro che entrano in ruolo come insegnante nella scuola rimane infatti saldamente in vita.
Certamente, rimane una pallidissima possibilità: quella che in fase di conversione in legge del decreto ‘Sostegni’ si possa approvare un emendamento di questo tenore.
Solo che, come abbiamo scritto già su questa testata, una decisione del genere appare poco coerente con l’intero provvedimento: l’emendamento potrebbe cioè essere dichiarato inammissibile e in tal caso non verrebbe neppure messo in discussione.
C’è chi, a ben vedere, potrebbe comunque trarre più di qualche beneficio dal confermato obbligo di permanenza nella provincia: sono i docenti precari.
Al ministero dell’Istruzione starebbero infatti lavorando per produrre quelle assunzioni che negli ultimi anni non si sono potute attuare (se non in numeri risicati) per mancanza di candidati: quindi, per i precari da assumere si potrebbero rispolverare quei concorsi per soli titoli e servizi attuati per l’ultima volta da Sergio Mattarella ministro dell’Istruzione ormai più di vent’anni fa.
Considerando l’alta molte di cattedre libere – 60 mila posti vacanti e altri circa 30 mila pensionamenti in arrivo – non pochi precari si potrebbero così ritrovare di ruolo a ridosso di casa. Mentre che è stato assunto l’anno scorso non potrà spostarsi fino al 2024.
Una soluzione che, speriamo di sbagliarci, potrebbe avere come effetto quello di incentivare ulteriormente la corsa al ricorso.
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