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Mobilità 2022, no al vincolo da quasi tutti i partiti. Ma c’è chi mostra resistenze

Che il vincolo voluto dalla Legge 159/19 e ribadito dal Dl Sostegni bis vada tolto è convinzione quasi comune di tutti i partiti politici. Nel nostro appuntamento della Tecnica della Scuola Live, un passo avanti, in vista dell’abolizione del blocco della mobilità, è stato fatto sul fronte politico dalla deputata Rosa Maria Di Giorgi, capo gruppo Pd in Commissione Cultura alla Camera, che ha riconosciuto la necessità di riportare la materia del vincolo entro la contrattazione. Un’ipotesi – spiega la deputata – che potrebbe essere attuata in tempi anche rapidi, dato che si potrebbe intervenire tramite un emendamento in Legge di bilancio.

Meccanismi incentivanti al posto del vincolo

Peraltro, come abbiamo già riferito, in alternativa al vincolo l’obiettivo della continuità didattica potrebbe essere raggiunto anche con meccanismi incentivanti, analoghi, ad esempio, al vecchio bonus di permanenza, i famosi 10 punti, un incentivo per il quale chi non faceva domanda di trasferimento, a titolo compensativo otteneva un punteggio aggiuntivo ai fini delle graduatorie.

Quali le posizioni dei principali partiti di Governo?

Dunque a che punto è la discussione sul vincolo in Parlamento? Chi si è schierato per la sua abolizione e chi mostra ancora delle resistenze? I gruppi di Governo, in maggioranza, si sono espressi per l’abolizione del vincolo. Ma restano delle zone grigie. Facciamo il punto.

Pd

Come appena accennato, il Partito democratico, secondo quanto ci ha dichiarato Rosa Maria Di Giorgi, è orientato a muoversi sin d’ora attraverso un emendamento in Legge di bilancio che riporti la materia del vincolo dentro il Ccni.

Lega

A sostegno dei docenti vincolati e dunque dell’abolizione del vincolo si è schierato il partito della Lega che, nella persona di Mario Pittoni, vicepresidente della Commissione Istruzione al Senato, ha contestato, in particolare, il fatto che il vincolo, sin dalla sua versione quinquennale (poi ridotta a 3 anni), ha penalizzato i docenti neo immessi in ruolo, sottoposti non solo all’allontanamento dal nucleo familiare ma alle notevoli spese economiche a fronte di stipendi di classe 0, estremamente bassi a inizio carriera.

FI

Dalla posizione di Forza Italia rileviamo un’apertura (ma non troppo ampia) sulla problematica del vincolo. Dichiara infatti, su nostra esplicita domanda, Valentina Aprea, capo gruppo di FI in Commissione Cultura alla Camera: “Per legge, abbiamo portato da 5 a 3 anni il vincolo; le assegnazioni provvisorie devono essere invece portate a livello di trattativa sindacale. Sia quelle interregionali che quelle all’interno della stessa regione, perché vanno considerate variabili che non si possono fissare in modo rigido per legge”.

Insomma, il vincolo resti ma lo si possa aggirare attraverso le assegnazioni provvisorie? Lo capiremo nei prossimi giorni, con l’apertura della trattativa sulla mobilità ai fini del rinnovo contrattuale, contesto nel quale ogni partito dovrà assumere, senza ambiguità, una posizione precisa e ufficiale.

M5S

A non avere una posizione unitaria e ufficiale sull’argomento è il Movimento 5 Stelle, che, attraverso Vittoria Casa, presidente della Commissione Cultura alla Camera, ci ha fatto sapere: “La questione è ancora sul tavolo, si sta ragionando sul tema. Abbiamo chiare le istanze in gioco ma non siamo ancora arrivati a una posizione condivisa”.

Se la continuità didattica è solo un pretesto

In sintesi, che la continuità didattica fosse solo un pretesto all’esistenza di tale vincolo, è adesso chiaro a tutti, dato che questa argomentazione non ha mai convinto chi è ben consapevole del fatto che la continuità è stata richiesta solo ai neo immessi in ruolo a partire dall’anno scolastico 2020/21, mentre oltre il 90% dei docenti può esercitare il diritto di scegliere una nuova sede, più confacente alle proprie esigenze familiari e professionali.

Dunque, tolto dal tavolo quello che alcuni esperti di diritto hanno definito come il feticcio della continuità didattica, è adesso giunto il momento di discutere senza pregiudizi e con massima serietà su una soluzione del problema che sia condivisa dai partiti, in risposta alle istanze delle parti lese: i docenti.

La posizione ufficiale dei partiti, in sede di trattativa sul nuovo contratto triennale per la mobilità, ci permetterà quindi di scoprire se l’orientamento del Governo sarà quello di spostare tutto il pacchetto mobilità entro la contrattazione sindacale o piuttosto quello di riservare alcuni aspetti della mobilità alle norme di legge.

Carla Virzì

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