Un intero articolo del ddl (il n. 7) è dedicato a ridefinire i compiti del dirigente scolastico.
L’articolo chiarisce preliminarmente che il ds è “responsabile delle scelte didattiche, formative e della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti” per aggiungere subito dopo che egli stesso “propone gli incarichi di docenza per la copertura dei posti assegnati all’Istituzione scolastica cui è preposto sulla base del Piano triennale …, ai docenti iscritti negli albi territoriali …, nonché al personale docente di ruolo già in servizio presso altra Istituzione scolastica”.
Si tratta insomma della famosa “chiamata diretta” di cui da tempo si parla e che adesso sta prendendo poco per volta forma.
A quanto è dato di capire ora, da una prima lettura del testo della norma, il personale docente sarà incardinato in ruoli regionali e suddiviso in albi territoriali (coincidenti probabilmente con ambiti provinciali e subprovinciali a seconda delle dimensioni degli ambiti stessi). I dirigenti dovranno dotarsi di criteri per effettuare tali chiamate; i criteri dovranno anche essere resi pubblici; anche gli incarichi attribuiti dovranno essere pubblici e soprattutto “motivati” (resta il problema di come si potrà contemperare la trasparenza e la pubblicità con il rispetto delle norme sulla privacy, ma questo si vedrà in seguito).
Gli insegnanti già in servizio non rientrano negli albi territoriali, ma vi rientrebbero nel momento in cui dovessero chiedere il trasferimento. In altre parole sembra di capire che, d’ora in poi, l’insegnante non potrà più chiedere il trasferimento da una sede all’altra, ma da una sede ad “albo territoriale” e sarà poi il dirigente a decidere se assegnarlo o meno all’organico della propria scuola. Una novità non da poco che certamente farà discutere e non troverà consenzienti i sindacati della scuola.
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