Categorie: Personale

Mobilità, dal prossimo anno tutti i docenti negli ambiti territoriali

La rottura del 14 luglio 2016 tra Miur e sindacati sulla cosiddetta “chiamata diretta”, potrebbe rappresentare il prologo di una difficoltà futura a chiudere accordi.

Infatti, al Miur non sembrano turbati di procedere in modo unilaterale, preparando, già per i primi giorni della settimana entrante, quasi sicuramente lunedì 18 luglio, le linee guida su come reclutare i docenti titolari di ambito.

Per il partito democratico, i sindacati, rinunciando all’accordo sulla chiamata diretta, avrebbero perso un’occasione per valorizzare la professionalità docente. Ma siamo proprio convinti che i sindacati abbiano perso un’occasione? Perchè fare accordi contrattuali con il Miur, potrebbe significare, per il futuro, condividere in pieno la Legge 107/2015, anche nelle parti che con i referendum si vorrebbero abrogare.

Infatti, va ricordato che, salvo colpi di scena a questo punto sempre più improbabili, nella visione del Miur la mobilità 2017/2018 sarà solo su ambito, facendo perdere la titolarità nelle scuole anche a migliaia di docenti entrati in ruolo ante legge 107/2015: anche a quelli che formuleranno domanda volontaria, dunque, prescindendo dalla data di assunzione.

La conferma di questo ragionamento la troviamo nel comma 73 della suddetta legge, il quale prevede che la mobilità territoriale e professionale del personale  docente opera tra gli ambiti territoriali. Pure i docenti che andranno in esubero o in soprannumero perderanno quindi la titolarità nella scuola, per averla definitivamente nell’ambito territoriale di riferimento.

Inoltre, come è ormai noto a tutti, per i commi 79, 80, 81 e 82 della legge 107/2015, i docenti saranno soggetti a chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici. In buona sostanza i sindacati se firmassero accordi sulla base di questa legge, ci rimetterebbero e non poco.

In conclusione, se per l’anno scolastico 2016/2017 i sindacati sono riusciti ad incidere profondamente sulla Buona Scuola, tanto da consentire che la mobilità provinciale venisse fatta con la titolarità su scuole, piuttosto che da ambito e con la chiamata diretta, e che anche quella interprovinciale venisse realizzata allo stesso modo, anche se solo per il primo ambito scelto, dal prossimo anno scolastico questo non sarà possibile più possibile, perché il Miur ha già dichiarato che la mobilità da ora in poi si farà solo su ambito e con la chiamata diretta. Ed è una posizione ribadita in queste ora alla Tecnica della Scuola.

Inoltre, sempre dal Miur ci fanno sapere che la rottura su i famosi 46 requisiti (al Miur preferiscono chiamarli “criteri”), da cui i dirigenti scolastici avrebbero potuto redigere un elenco degli aspiranti all’incarico triennale per passare da ambito su scuola, potrebbe rappresentare un elemento ostativo per le trattative del contratto collettivo nazionale della scuola nella parte che riguarda la valorizzazione professionale dei docenti.

In buona sostanza, questa è una rottura che potrebbe avere forti ripercussioni sul piano contrattuale, ma immaginiamo anche su quello politico, perché allontana il Governo dall’ala sinistra parlamentare (anche quella interna al partito democratico) e lo avvicina a quella liberale e anche di destra. Che, non a caso, ha già fatto sapere – tramite rappresentanti di uno dei partiti più rilevanti, Forza Italia – di avere bene accettato la rottura della trattativa sulla chiamata diretta.

 

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Lucio Ficara

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