I vincoli alla mobilità introdotti quest’anno – come quelli imposti ai neo-assunti e la soglia ridotta (al 25%) dei trasferimenti interprovinciali – sono molto probabilmente all’origine della marcata riduzione di domande soddisfatte rispetto al 2020: quest’anno i “movimenti” del personale docente sono stati solo 47.230, mentre un anno fa erano stati 55.008. Il raffronto fa quindi registrare quasi 8 mila spostamenti in meno.
Dal ministero dell’Istruzione fanno sapere che comunque la percentuale di domande soddisfatte non è da poco, poiché si tratta del “60,4% del totale dei docenti che hanno partecipato alla mobilità ordinaria”.
I circa 47 mila docenti “accontentati” rientrano nelle 87.454 domande elaborate, delle quali 71.838 per la mobilità territoriale e 15.616 per quella professionale.
Ma poiché ogni docente poteva presentare più domande, i docenti effettivamente coinvolti sono stati 78.232 – al netto delle domande non accoglibili – di cui 64.240 donne e 13.992 uomini.
Nel dettaglio, ha ancora spiegato il dicastero di Viale Trastevere, sono state accolte 40.786 domande di mobilità territoriale, per un totale di 6.911 spostamenti di docenti fuori regione.
Se si considerano anche gli spostamenti interprovinciali, si arriva a 10.465 trasferimenti tra province diverse.
In pratica un trasferimento ogni quattro-cinque si è realizzato sulla lunga distanza: considerando che diverse migliaia di domande non sono state presentate oppure non prese in considerazione, perché ad esempio riguardavano i neo-assunti dal 2021, è un dato di fatto che la mobilità interprovinciale o interregionale è diventato un obiettivo sempre più difficile da raggiungere.
Insomma, se le regole non cambieranno, magari con il decreto Sostegni Bis, per il quale sono stati presentati diversi emendamenti presentati in particolare da sindacati e Lega, per i docenti cosiddetti “immobilizzati” o assunti lontano loro malgrado, le speranze di riavvicinamento a casa rimangono sempre modeste.
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