Ci siamo: venerdì prossimo, il 21 luglio, sono previsti gli ultimi trasferimenti: quelli dei docenti delle superiori. Poi, entreranno in gioco utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie.
Subito dopo, sui posti residui, si andranno a costituire i contingenti regionali per le circa 52mila immissioni in ruolo. Nel frattempo, andranno a compimento le operazioni di chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici e degli Usr visto che centinaia di presidi hanno deciso di dire no.
Infine, subito dopo Ferragosto si effettueranno le supplenze annuali, che quest’anno dovrebbero “fermarsi” a quota 90mila.
Intanto, le segreterie delle scuole sono chiamata ad inviare al Sidi, fino al 25 luglio e pure di domenica, le valutazioni sulle domande delle graduatorie d’istituto: in tutta Italia, sono arrivate 700mila richieste.
Per gli Uffici Scolastici Regionali e Ambiti territoriali, ma anche per le scuole autonome, che hanno un ruolo sempre più attivo per svolgere queste incombenze, si prospettano giorni di duro lavoro. Anche perché si tratta di uffici con un numero sempre più ristretto di impiegati.
Quelli dei grandi centri metropolitani, dove sono concentrati un alto numero di docenti precari, sono quelli più a rischio ingolfamento.
La Tecnica della Scuola ha deciso di fara un approfondimento, dando voce su a chi coonosce da vicino come si stanno svolgendo queste operazioni, che sul territorio nazionale coinvolgono centinaia di migliaia di lavoratori della Scuola.
L’indagine sul “campo” inizia con un’intervista a Saverio Pantuso, segretario regionale Lazio Uil Scuola, che da un ventennio segue quotidianamente le dinamiche negli uffici periferici scolastici delle province laziali, in particolare della capitale.
Pantuso, la Buona Scuola avrebbe dovuto snellire burocrazia e pratiche: invece, negli ultimi due anni il lavoro degli uffici scolastici e delle segreterie degli istituti è aumentato in modo considerevole. Cosa è accaduto?
È accaduto ciò che sempre accade per la nostra Pubblica Amministrazione: si legifera teorizzando ad effetto grandi cambiamenti, ma non si approntano strumenti idonei e flessibili per attuarli né fondi sufficienti. Senza personale e risorse per pagarlo ed incentivarlo realmente non si va da nessuna parte, né è possibile far ricadere il peso dei cambiamenti sui lavoratori. Purtroppo, siamo il paese dei Gattopardi, ove “tutto cambia” per rimanere lo stesso. Qualcuno pensa che i cittadini hanno la memoria corta: nel lontano 1982 fu varata l’ennesima legge “risolutrice”, la n. 270 del 20 maggio, la quale era così denominata: “Revisione della disciplina del reclutamento del personale docente… ristrutturazione degli organici, adozione di misure idonee ad evitare la formazione del precariato”. A distanza di più di trent’anni si ricomincia?
A Roma qual è la situazione?
Roma, con la sua concentrazione di popolazione scolastica e scuole, è la cartina di tornasole delle contraddizioni di cui ho già parlato.
Ci conferma che Usr ed ex Provveditorato agli Studi sono sempre più sguarniti di personale, perché chi va in pensione non viene sostituito?
Non devo confermarlo io: è un dato di fatto. Diversi dipendenti sono ogni anno collocati in quiescenza, ma non vengono sostituiti. Sei o sette anni fa, dopo oltre trent’anni, sono stati indetti nuovi concorsi su base regionale per personale amministrativo dei livelli B e C, per complessive circa 30 unità, un numero già ridicolo rispetto alle enormi carenze di organico. Ebbene, di questo nuovo personale una gran parte è già stata trasferita al Ministero o in altri Uffici Regionali. Mi chiedo perché dal Miur nessuno è trasferito all’Ufficio Regionale. In più, dallo scorso novembre, gli Uffici dell’USR e dell’ex Provveditorato sono stati “de-portati” all’inizio della via Pontina, in una zona periferica di Roma, e sono collegati (si fa per dire) da un unico autobus che passa ad intervalli di 20-30 minuti.
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Parliamo delle scuole: quante sono gli istituti di Roma e provincia? Quali sono quelli più in difficoltà?
A Roma e provincia si concentra la maggior parte delle oltre 700 Istituzioni scolastiche del Lazio. Le difficoltà sono diffuse, ma si evidenziano maggiormente nelle scuole di dimensioni minime: basti pensare che, da anni, il personale amministrativo assente per malattia non può essere sostituito con altro personale supplente, per cui i carichi di lavoro devono essere giocoforza ripartiti su chi è in servizio.
È vero che c’è un’alta presenza di precari di altre regioni, in particolare del Sud? In quali classi di concorso?
Non solo è vero ma costituisce un problema sociale, sindacale e didattico. Molti sono pendolari dai luoghi di residenza, per cui sovente si alzano alle quattro di mattina per raggiungere Roma e quindi far ritorno a casa in giornata. Con la migliore buona volontà, come possono avere la condizione psico-fisica per insegnare al meglio? Le classi di concorso sono quelle in cui vi sono più precari, in genere lettere, lingue e matematica
Molti dirigenti ci dicono che la chiamata diretta fa perdere tanto tempo, senza avere un riscontro qualitativo, e in questi giorni in 426 hanno detto che non la adotteranno: cosa ne pensa?
La cosiddetta “chiamata diretta” è stato un totale insuccesso, in quanto per anni si è usato esclusivamente lo strumento delle graduatorie. Tutto può essere cambiato, ma deve essere ben organizzato su basi realistiche, preparato, sperimentato e vi deve essere un confronto serio con le organizzazioni sindacali. Siamo sempre alle solite: non basta teorizzare, occorre fare i conti con la realtà.
La ministra Fedeli ha detto che quest’anno le lezioni partiranno con tutte le cattedre coperte e senza più cambi di docenti. Intanto, però, gli Usr stanno pubblicando le date delle immissioni in ruolo da graduatorie di merito che sforano i tempi indicati dal Miur. Inoltre, le graduatorie d’istituto definitive si avranno solo in autunno, con tante nomine quindi da rifare. Come andrà a finire?
Con il massimo dovuto rispetto per la ministra, le sue affermazioni sono le stesse dei suoi predecessori da più di trent’anni. A me risulta che in alcune Regioni il sistema informatico del Miur non possiede gli elenchi delle istituzioni scolastiche completo ed aggiornato. Del resto, basta pensare a cosa è avvenuto lo scorso anno con le nomine in ruolo “forzate” e i numerosi errori dei cosiddetti “algoritmi” di nomina a livello nazionale, per i quali, per la medesima classe di concorso, persone con alto punteggio sono finite a migliaia di chilometri ed altre, con punteggi molto inferiori, sono state assegnate vicino casa. Prevedo, e non c’è bisogno della sfera di cristallo, molto lavoro per avvocati e giudici e questo non è mai un segno positivo: la scuola ha bisogno di serenità e stabilità e queste si ottengono, per usare un’espressione di San Paolo, “cambiando la mente”, ovvero la “mentalità” di chi amministra.
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