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Mobilità e domande tramite Sidi, al Miur costa 23 milioni di euro l’anno

Al Miur costa oltre 23 milioni di euro l’anno l’informatizzazione della mobilità, delle candidature ai concorsi e delle domande agli Esami di Stato che passano per il Sidi.

L’importo è stato svelato durante la puntata sul “Caos Scuola” della trasmissione “Presa Diretta”, andata in onda su Rai 3 lunedì 23 gennaio.

Il giornalista Alessandro Macina ha girato in lungo e largo per l’Italia, per mesi, con un preciso scopo: capire i motivi dei tanti errori che hanno portato migliaia di docenti, assunti con il piano straordinario della Buona Scuola, ad essere collocati in sedi lontane.

Diversi insegnanti hanno raccontato la loro storia, quasi sempre fatta anzianità di servizio, quindi punti in graduatoria, che però non è bastata per evitare di essere spediti a centinaia di chilometri da casa. Gli stessi docenti, però, non si capacitano sul fatto che dei colleghi con molti meno punti hanno ottenuto una sistemazione praticamente sotto casa.

Lo hanno chiesto al Miur, anche attraverso i legali. Ma il massimo che sono riusciti ad ottenere, solo una parte di loro, è qualche migliaio di procedure di conciliazione e la deroga al blocco di mobilità triennale, anche rispetto alla stessa Legge 107/15. Con tanto di creazione dal nulla di posti di potenziamento, proprio per trovare una sistemazione annuale ai tanti docenti mandati erroneamente lontano dalla residenza. Ma dei motivi che hanno portato al cambio di docente per due milioni e mezzo di alunni non c’è ancora traccia.

Il cronista di “Presa Diretta” è allora andato a capire chi si occupa del sistema informatico del Miur che gestisce i trasferimenti: “è stato realizzato – dice il giornalista – in appalto, per il ministero dell’Istruzione, da Hp Italia e da Finmeccanica: queste due aziende hanno vinto vinto una maxi-gara con il Miur, prendendo la gestione dei sistemi informatici del ministero per un importo di oltre 100 milioni di euro”.

 

 

“Le abbiamo contattate entrambe. Finmeccanica ci rimanda ad Hp, in quanto è lei l’azienda mandataria del raggruppamento di imprese. Ma il gruppo Hp non rilascia dichiarazioni sui suoi contratti con il ministero e non intende commentare cosa può essere successo nel funzionamento della scuola italiana. E allora – racconta ancora Macina – abbiamo chiesto anche al ministero”.

Ma anche il tentativo con il dicastero di Viale Trastevere è andato a vuoto: il giornalista non ha svelato la formula dell’algoritmo, ma ha saputo “quanto è costato: più di 400mila euro. Sull’algoritmo – racconta sempre nel servizio – alla fine a decidere saranno i tribunali: il sindacato ha fatto ricorso e a metà febbraio ci sarà l’udienza. Quello che è certo è che gli errori avevano irritato anche il premier Renzi”, il quale in tv prima della caduta del suo Governo disse: “sulla Buona Scuola abbiamo fatto molte cose, alcune di queste non hanno funzionato come avremmo voluto”.

L’ex premier ha quindi ammesso che bisognava “essere più bravi a gestire questa vicenda”. E ancora: “mi domando sempre, come abbiamo fatto a mettere tre miliardi nella scuola e a far arrabbiare tutti”, ha ammesso candidamente Renzi.

Sui tanti soldi investiti nella scuola, in effetti, non ci sono molti dubbi. Sul come siano stati spesi, invece, ci sarebbe più di qualcosa da dire. Ma, almeno su questo passaggio, Renzi non c’entra: non era ancora al Governo (ci arriverà più di un anno e mezzo dopo) quando fu stipulato l’accordo.

Era il luglio del 2012, quando Hp, si è infatti aggiudicata il “mega-appalto” informatico del Miur. Con l’inizio del rapporto di lavoro datato gennaio 2013. Per terminare alla fine di quest’anno.

Il “capitolato” della gara vinta dal colosso informatico (per l’affidamento dei servizi di monitoraggio sui contratti di sviluppo e gestione del sistema informativo del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), è rintracciabile via internet sul sito dello stesso ministero dell’Istruzione: leggendo tra le 75 pagine che lo compongono, apprendiamo che per l’erogazione di una serie di prestazioni informatiche (principalmente legate allo sviluppo e la manutenzione del Sidi) il Miur ha speso cifre consistenti: “Euro 117.079.390, più Iva”, riporta il capitolato di spesa.

 

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Eccoli, quindi, gli oltre 100 milioni a cui si riferiva il giornalista di Rai Tre. E questi soldi, distribuiti per il quinquennio di appalto, fanno oltre 23 milioni di euro l’anno.

Ora, siccome è proprio il Sidi a fornire, oltre alle iscrizioni ai concorsi e alle prime classi, anche diverse altre funzioni (come la gestione delle domande dei trasferimenti del personale, le domande per lo svolgimento degli Esami di Stato, le candidature ai concorsi pubblici nella scuola), viene da sé che a gestire l’algoritmo è stata la stessa azienda che si è aggiudicata l’appalto nel 2012.

Nello stesso capitolato, pubblicato dal Miur, si parla di funzioni di “trattamento dati“, di ”procedure di mobilità”, di “manutenzione adeguativa, correttiva e migliorativa del software sviluppo progetti di innovazione”, oltre che la gestione del “portale web istituzionale e dei servizi online del Miur”.

In ogni caso, la via del silenzio, scelta da Hp, non aiuta a capire i motivi dei tanti trasferimenti errati. Anche il Miur non avrebbe fornito molte informazioni utili. “Circa 7mila dei trasferimenti del 2016 – ha ricordato nel servizio Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda insegnanti – sono stati ammessi dallo stesso Miur, dal quale però abbiamo ottenuto degli incartamenti che non spiegano nulla sugli stessi errori fatti”.

I dubbi, quindi, rimangono. Con una nuova mobilità che incombe. L’unica certezza è che si sono spesi tanti soldi, con decine di migliaia di docenti finiti nella scuola sbagliata.

Alessandro Giuliani

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