Mobilità e rispetto diritti acquisiti

Bisogna rivedere assolutamente le modalità con le quali avviene la mobilità annuale. I docenti titolari di cattedra, prima dell’entrata in vigore della legge 107, devono mantenere gli stessi diritti che avevano prima.

Vale a dire che i loro trasferimenti, nella provincia dove sono titolari, devono avvenire sempre su scuola e non su ambito, su cattedra curriculare prevista nell’Organico di Diritto e non sul Potenziamento, non soggetti alla chiamata diretta. Questo per salvaguardare la loro posizione giuridica. Mentre per i trasferimenti fuori provincia vanno a finire sugli ambiti, soddisfatti di essere entrati nella provincia di loro gradimento, così come per gli assunti dopo l’entrata in vigore della legge 107.

Non si tratta di corporativismo, né di “pretese”, né tanto meno di creare docenti di serie A e docenti di serie B.

Nella quasi totalità dei casi i docenti già di ruolo prima dell’entrata in vigore della legge 107 hanno alle spalle una lunga storia fatta di supplenze, acquisizione di titoli, concorsi, ecc. Sono docenti, che pur essendo inclusi nelle GaE, hanno atteso anni prima di entrare in ruolo attraverso il famoso doppio canale del 50%+50%. Ci sono stati diversi anni, specialmente negli ultimi dieci anni, in cui le immissioni in ruolo per le varie CdC si contavano sulle dita di una mano.

Renzi è stato costretto dalla Corte Europea ad immettere in ruolo decine di miglia di giovani e meno giovani precari. Quindi ha immesso in ruolo tutti i docenti presenti nelle GaE e tutti quelli presenti nelle GM del concorso 2012. Tutti, anche quelli che non avevano fatto nemmeno un giorno di supplenza (caso mai avevano un altro lavoro) e che occupavano giocoforza gli ultimi posti delle rispettive graduatorie.

Per tutti questi docenti la 107 renziana ha garantito la loro immissione in ruolo stabilendo, però, che i loro contratti fossero triennali, che fossero sottoposti alla chiamata diretta da parte del DS e la loro titolarità ascritta un ambito territoriale. Questa condizione ha un suo senso in quanto garantisce il posto di ruolo ipse facto, lo stipendio fisso 12 mesi all’anno + tredicesima e la fine della loro precarietà.

Questi sono docenti che hanno una storia completamente diversa dai docenti di ruolo ante 107. Certo nelle GaE erano presenti anche tanti docenti con un curriculum di titoli e di servizio di tutto rispetto ma questi sarebbero comunque entrati in ruolo in pochi anni, grazie al turn over, anche senza la legge 107. I più, invece, sotto stati letteralmente baciati dalla fortuna.

Quindi i docenti neoassunti con la legge 107 devono pagare un prezzo per la loro immediata immissione in ruolo attraverso la perdita della titolarità su scuola e la chiamata diretta. Per loro sono stati “inventati” i posti di potenziamento: posti che garantissero la stabilità di tre anni in tre anni e non la ruolette annuale delle supplenze temporanee. Certamente la loro condizione è, oggi, molto meglio di prima.

Ma in tutto questo cosa c’entrano i docenti titolari su scuola assunti in ruolo prima della legge 107? E’ equo, giusto, etico e soprattutto giuridicamente corretto togliere ai primi per dare ai secondi?

Tra l’altro nel tempo, se questa pessima Buona S(cu)ola dovesse ancora sopravvivere, mano mano che i “vecchi” titolari andranno in pensione, si ritroveranno tutti sugli ambiti. Ma oggi come oggi i diritti acquisiti dai docenti di ruolo ante 107 devono essere tutelati. Il rispetto dei diritti acquisiti non può e non deve essere una prerogativa solo delle caste…

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