Quest’anno si aprirà molto presto la trattativa sul CCNI della mobilità del personale docente, educativo e Ata: la decisione è stata comunicata, il 19 ottobre, dall’amministrazione ai sindacati per dare seguito alla sentenza del Tribunale di Roma dello scorso luglio che ha condannato il Ministero per la procedura che ha portato alla stipula del contratto con la sola Cisl Scuola. La trattativa servirà anche a valutare gli effetti delle modifiche legislative che sono successivamente intervenute, tanto da mettere in discussione alcuni punti importanti dello stesso CCNI.
Le novità, è bene chiarirlo subito, non saranno retroattive (chi è ha avuto un trasferimento, un’assegnazione provvisoria o una utilizzazione nell’anno in corso può stare tranquillo), ma riguarderanno le prossime operazioni dell’a.s. 2023/2024.
L’accordo da definire non è stato comunque ancora trovato: bisognerà discutere, scrive la Flc-Cgil, “circa il superamento delle precedenti disposizioni riguardanti i vincoli di permanenza su sede dei docenti neo-assunti, ora riviste dall’emanazione del DL 36/2022 convertito in legge n.79/2022, nonché della riduzione delle disponibilità a causa dell’accantonamento previsto per le nuove procedure dei concorsi”.
Rimane tuttavia sempre in vigore il decreto legge n. 126/2019, convertito con la Legge n.159 del 20 dicembre 2019, che impone la permanenza nella provincia di immissione in ruolo per cinque anni (poi ridotti a tre).
Secondo il sindacato guidato da Francesco Sinopoli, “da parte del ministero si è manifestata la volontà di aprire un confronto esteso e con tempi congrui, anche se dettati dall’esigenza di un cronoprogramma serrato in grado di anticipare gli esiti dei movimenti rispetto agli anni passati”.
“Il ministero ha convenuto sulle proposte anticipando una prossima convocazione a breve per cominciare la discussione sui punti maggiormente critici”, ha scritto la Flc-Cgil. Che ha quindi “richiamato l’attenzione sul fatto che si sta conducendo la trattativa all’ARAN per il rinnovo del CCNL e questo aspetto è centrale nel definire il contesto in cui individuare i criteri della mobilità, dato che la materia stessa è delegata alla contrattazione integrativa che ci si appresta ad avviare”.
Sempre per il sindacato, “quanto deciso in quella sede avrà effetti sul CCNI, ma ciò non toglie sia opportuno affrontare da subito le questioni e confrontare le posizioni, soprattutto sui primi articoli, ovvero il campo dei destinatari e la possibilità di presentare domanda di trasferimento”.
La Flc-Cgil chiede, quindi, “di partire dall’ultimo testo condiviso, il CCNI 2019/22, e lavorare sui punti più problematici, tenendo in considerazione che le modifiche normative si prestano ad interpretazioni diverse e che, comunque, rimane nostro obiettivo regolare per contratto la continuità didattica e di servizio, superando i vincoli imposti unilateralmente dalla legge”.
Il sindacato Confederale vorrebbe anche “formulare un testo accessibile, chiaro e semplificato, suggerendo una modalità operativa che preveda incontri operativi programmati ed efficaci”.
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