Mobilità, l’algoritmo di figli e figliastri

Le risultanze delle operazioni di mobilità per il personale docente hanno dato un esito a dir poco paradossale se non assurdo. Scorrendo, infatti, i dati diffusi dal Miur sui trasferimenti si evince che vi sono state diverse anomalie e difformità nell’attribuzione delle sedi ai docenti in base ai punteggi dichiarati, tanto che il “famoso” algoritmo ha assegnato i docenti alle scuole inviandoli nelle sedi più disparate.

Vi è stata una vera e propria trasmigrazione dal Sud al Nord di padri e madri con prole in tenera età. Ciò che colpisce è soprattutto la variabilità dei punteggi degli insegnanti e la situazione anomala verificatasi in alcune classi di concorso, in cui docenti con minore punteggio hanno ottenuto la sede più vicina alla propria residenza, mentre altri l’hanno ottenuta a migliaia di chilometri di distanza.

Come ha agito l’algoritmo? Si ha la contezza di una mobilità di figli e figliastri, dal momento che il cattivo algoritmo del Miur abbia agito a prescindere, senza tener affatto conto delle situazioni particolari dei docenti, come se i loro nominativi fossero stati inseriti in un grande contenitore e quest’ultimo a mo’ di lotteria abbia espulso tante palline numerate assegnando gli insegnanti dove capitava.

A giochi fatti si è visto che diverse sono state le anomalie riscontrate, alcune delle quali assurde che non hanno rispettato nemmeno le precedenze attribuite dalla legge 104/92 per quanto attiene l’assistenza a familiare disabile in situazione di gravità, tanto è vero che vi sono casi di docenti che assistono familiari disabili che dalla Sicilia sono stati letteralmente sbattuti al Nord. Per non parlare poi delle famiglie…sfasciate con genitori divisi tra meridione e settentrione.

Ovviamente, archiviata la mobilità, è scattata la corsa sia al tentativo di conciliazione che alla presentazione della domanda di assegnazione provvisoria e utilizzazione che darebbe la possibilità a migliaia di docenti trasferiti al Nord di ritornare per un anno nelle rispettive sedi di residenza. Tuttavia, occorre ricordare che l’incarico di insegnamento affidato dal Dirigente Scolastico è di durata triennale per cui per tre anni la sede di titolarità del docente resta quella assegnata dal pallottoliere del Miur, ossia il “celebre” algoritmo che tanti disastri ha combinato sulla pelle dei poveri “Cristi”.

Ormai, rivedere o ripetere tutta l’operazione della mobilità, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico è cosa improbabile, ma si cercherà di correre ai ripari alla meno peggio cercando, all’italiana, di salvare il salvabile.

Il Miur pensi soltanto a trarne le debite e dovute conclusioni perché, certamente, non ha fatto una bella figura gestendo l’intera macchina dei trasferimenti, ma ha soltanto amplificato i problemi a chi di problemi ne ha già abbastanza e vorrebbe trascorrere serenamente la propria carriera scolastica.  

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