Il contratto integrativo sulla mobilità appena firmato piace a tutti, ai sindacati e alla Amministrazione. Questa, almeno, è la sensazione che si prova leggendo dichiarazioni e comunicati.
Ma se si legge tutto con un po’ attenzione qualche contraddizione emerge.
Intanto c’è la questione della scelta delle sedi: in realtà la possibilità per i docenti di indicare 5 scuole nella domanda di mobilità era prevista già fin dall’inizio della trattativa mentre ora i sindacati la stanno presentando come il risultato di un estenuante confronto con il Ministero.
Stesso discorso vale per il vincolo triennale (la Ministra si è già premurata di chiarire che la cancellazione del vincolo vale solo per il 2017/18 e quindi l’impianto della legge 107 non viene toccato).
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Ma è sulla questione della chiamata diretta che – come era prevedibile – emergono le maggiori ambiguità.
Nell’accordo politico del 29 dicembre era stato concordato che l’intesa sulla chiamata diretta sarebbe stata contestuale al contratto; in queste settimane la Flc-Cgil ha più volte ribadito che non avrebbe mai firmato un contratto parziale e che una eventuale “sequenza contrattuale” sarebbe stata respinta al mittente.
E infatti nel comunicato della Flc-Cgli non compare l’espressione “sequenza contrattuale” di cui parla invece esplicitamente Cisl-Scuola.
Fino a pochi minuti prima della conclusione della vertenza la questione è stata al centro della discussione, tanto che – se sono veritieri i resoconti che abbiamo raccolto “a microfoni spenti” – la firma di due sindacati era in forse.
Non a caso il comunicato ufficiale del Ministero non usa i termini “sequenza contrattuale” ma si limita ad annotare che “a seguito di questo accordo partirà ora la contrattazione sull’individuazione dei docenti per competenze”.
Qualcosa in più si può capire leggendo il comunicato Uil che recita precisamente: “Ora, mentre si avvia il percorso per l’approvazione da parte del MEF, della Funzione Pubblica e della Corte dei Conti, si dovrà aprire il confronto per completare le procedure di mobilità con il passaggio dagli ambiti alle scuole”. E’ quindi chiaro e pacifico che l’accordo del 31 gennaio è una ipotesi di contratto a tutti gli effetti che sarà verificata dagli organi di controllo.
Il problema che ora si pone è complesso: ovviamente anche l’accordo sulla chiamata diretta dovrà essere sottoposto al controllo di MEF, Funzione Pubblica e Corte dei Conti, e non c’è al momento nessuna certezza che si possa “scardinare” la legge 107 al tavolo della contrattazione.