Categorie: Politica scolastica

Mobilità, la chiusura non è vicina: resta il nodo della chiamata diretta

La strada per la chiusura del contratto sulla mobilità continua ad essere in salita.

Stando a quanto trapela dalle stanze di Viale Trastevere pochi giorni fa l’Ufficio Bilancio del Ministero ha dato il via libera alla ipotesi di contratto sottoscritta a fine gennaio: il passaggio era indispensabile per poter poi trasmettere il documento al Dipartimento della Funzione Pubblica che dovrà dare il parere definitivo.
Questo significa che, nella migliore delle ipotesi la firma definitva potrebbe arrivare intorno alla metà di aprile.
Ancora in alto mare, invece, la questione della chiamata dei docenti dagli ambiti territoriali; anche ammesso che si trovi un accordo, il visto degli organi di controllo arriverebbe fra un paio di mesi: non c’è dunque nessuna possibilità che si arrivi alla firma di un contratto unico, completo anche della parte relativa alla assegnazione dei docenti alle scuole, così come fin dall’inizio chiedevano i sindacati (e la Flc-Cgil in particolare).

 

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Ma l’accordo è davvero lontano: abbandonata la richiesta della modifica per via contrattuale del comma della legge 107 che parla della “chiamata diretta” (richiesta comprensibile ma del tutto impraticabile dal punto di vista normativo), i sindacati hanno ripiegato su una proposta apparentemente più moderata: il collegio dei docenti dovrebbe indicare critieri e modalità per la chiamata in modo da “vincolare” più o meno strettamente il dirigente scolastico.
Sembra però che anche questa strada sia del tutto impraticabile per un motivo molto semplice: compiti e funzioni degli organi collegiali della scuola (collegio dei docenti compreso) sono normati dalla legge e non rientrano nella disponibilità della contrattazione.
Ciononostante può darsi che, alla resa dei conti, si possa arrivare ad una soluzione; i sindacati, infatti, potrebbe “accontentarsi” dell’impegno della Ministra di sostenere un intervento legislativo a modifica di alcune disposizioni della legge 107.

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Reginaldo Palermo

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