Secondo un’anticipazione de Il Sole 24 Ore, “tra le ipotesi allo studio, che saranno al centro di un vertice fra Tesoro, Ragioneria generale dello Stato e Funzione pubblica, c’è quella di concentrarsi sul personale con più di 60 anni di età per l’applicazione di un’indennità pari, appunto, all’80% dello stipendio”.
Per il momento tuttavia si tratterebbe di un’ipotesi all’interno di un pacchetto che prevede anche opzioni più leggere, legate per esempio a una riparametrazione del trattamento economico della dirigenza, ma a guardare a via XX Settembre e dintorni è una platea amplissima: secondo l’ultimo conto annuale del personale, gli impiegati pubblici over 60 sono 231 mila, cioè il 7% di chi lavora con contratto a tempo indeterminato.
In valore assoluto il grosso degli over 60 si concentra nella scuola, oltre che nelle articolazioni degli enti territoriali (sanità compresa).
Se invece la misura, almeno in un primo tempo, dovesse concentrarsi nelle principali amministrazioni statali, nella rete potrebbero entrare circa 25 mila persone.
Scrive tuttavia Il Sole 24 Ore: “L’aspetto più allarmante è però sul versante retributivo. L’80% che farebbe da criterio guida dell’indennità andrebbe calcolato sullo stipendio ‘propriamente detto’, e non sull’intero trattamento economico”.
Fuori dalla base di calcolo rimarrebbero quindi le indennità fisse e quelle variabili: un’indennità pari all’80% dello stipendio, non andrebbe oltre al 62,2% dell’entrata lorda effettiva prodotta dal posto di lavoro.
Nella Presidenza del Consiglio e negli enti pubblici non economici il taglio effettivo sul trattamento economico arriverebbe a superare il 50%, per oscillare intorno al 47% nelle agenzie fiscali.