È durato circa un’ora l’incontro tenuto nel pomeriggio del 12 luglio tra la deputata del PD, Simona Malpezzi, e i rappresentati dei movimenti.
La delegazione si è fatto portavoce dei trecento che erano scesi in piazza in mattinata a Montecitorio per chiedere al Governo di rimettere mano alle storture sulla mobilità e sull’assegnazione delle cattedre che derivano dalla Legge 107/15.
“Nessuna risposta concreta dal Governo e nessun impegno preciso” alle richieste dei docenti che si dicono “insoddisfatti” del faccia a faccia con la deputata Pd, tra gli estensori della Buona Scuola. “Riscontriamo una limitata disponibilità all’ascolto e una strenua difesa d’ufficio alla Legge 107”, hanno spiegato i delegati dopo l’incontro.
L’onorevole Malpezzi avrebbe riconosciuto alcuni “malfunzionamenti” nel sistema, ribadendo però che l’obiettivo della Buona Scuola erano le assunzioni e su questo tema per il Governo un grosso passo in avanti è stato fatto. Per i docenti invece quello che era “un nostro diritto è diventato una condanna” con trasferimento a migliaia di chilometri da casa.
L’incontro non ha avuto l’effetto sperato e i comitati proponenti la manifestazione stanno già lavorando su una serie di emendamenti da presentare in insieme a Mdp, cercando di coinvolgere anche gli assessori regionali finora poca presenti. Mentre l’Osservatorio Diritti Scuola ha annunciato di aver avviato un ricorso nazionale contro i posti in deroga “che si ritengono illegittimi, mentre la continuità deve essere garanti con i posti di diritto”.
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Nel sit-in della mattina del 12 luglio, organizzato dalle associazioni Osservatorio Diritti Scuola, Comitato 8.000 esiliati fase B, Nastrini Rossi, Coordinamento nazionale docenti fase C e Nastrini Liberi Uniti, Le Vittime dell’algoritmo, erano presenti circa 300 persone e su striscioni e magliette campeggiava la scritta “Non si svuota il Sud!”.
Gli insegnanti hanno puntato il dito contro “l’algoritmo” e sui vincoli sulle assegnazioni provvisorie per il prossimo anno imposti dal Miur. “Una punizione che non meritiamo”, hanno detto in coro i docenti, chiedendo dunque la trasformazione di tutti i posti in organico di fatto, non stabili ma necessari alla scuola ogni anno e dei posti in deroga sul sostegno in posti di diritto, cioè stabili.
In molti hanno chiesto poi di bloccare i nuovi concorsi e mettere davvero mano alla mobilità che ha comportato una valanga di ricorsi, per i quali si calcola per lo Stato una spesa di 300 milioni di euro. Giudizi con sentenze favorevoli che però – lamentano gli insegnanti – non ottengono ottemperanza dal Miur.
Presenti alla manifestazione anche alcuni rappresentai provinciali di Cobas, Gilda e Cgil.
Il grido è stato unanime: “Il Governo ci ascolti, insieme possiamo trovare le giuste soluzioni ad un problema creato dalla politica”.
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