Ma farà ancora questa volta danni il famigerato algoritmo? Ma si può sapere chi lo creato e come funziona?
Sono queste le domande che assillano il corpo docente in procinto di presentare domanda di mobilità per l’anno scolastico 2019/2020.
Come si ricorderà molti docenti, infatti, sono stati sbalzati in sedi lontane dal luogo di residenza come se fossero palline di un flipper impazzito, privati dei loro affetti familiari (padri e madri insegnanti in sedi diverse tra il Nord e il Sud, con prole a carico).
Ma al MIUR non è stato mai reso noto questo misterioso algoritmo, per cui si teme che anche con le prossime operazioni di mobilità possa ripetersi il fattaccio.
Fatto sta che l’algoritmo è stato partorito come un vero “pasticciaccio brutto de Viale Trastevere”, per dirla con Carlo Emilio Gadda, che ha avuto conseguenze disastrose.
Ormai si è abituati ad aspettarci da Viale Trastevere qualche sorpresa ce la riserverà, però sempre a spese dei malcapitati docenti che si troveranno a subire le conseguenze di operazioni maldestre, dal momento che la “montagna partorisce sempre un topolino”.
Tuttavia con i pensionamenti in atto (quota 100 e altre forme) anche per il prossimo anno il Miur, volendo e nolendo, dovrà ricorrere alla supplentite, fenomeno che aveva sbandierato ai quattro venti di aver abolito. Altro che.
La questione supplenze divamperà in maniera più evidente perché molte classi di concorso rimarranno scoperte e quindi ad inizio anno assisteremo alla tradizionale e consueta rotazione dei docenti, alla faccia della continuità didattica!
Altro che docenti in cattedra tutti al 1 settembre 2019.
Mario Bocola
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