“Sono stati 7.445 i docenti che hanno chiesto il trasferimento: di questi, 5.593 su posto comune, gli altri su posto di sostegno o altra tipologia”.
“I trasferimenti in ambito provinciale hanno raggiunto quota 5.867, quelli interprovinciali invece sono 1206. I passaggi di ruolo in ambito provinciale sono 276, quelli in altra provincia 96”: lo riporta Anief che, rifacendosi alla pubblicazione degli esiti degli spostamenti, aggiunge: “le operazioni di mobilità 2017 sono inficiate da una contrattazione collettiva lesiva dei diritti dei lavoratori”.
Tuttavia, continua Anief, “dopo quelli della primaria, sono arrivati anche i trasferimenti della scuola dell’infanzia. Solo che in entrambi i casi, il contratto che li ha regolati è viziato da grosse illegittimità”.
E allora? Tutti pronti a fare ricorsi, perché ormai non c’è nulla che esca dal Miur, comunicati con refusi compresi, che non contenga motivi di contenzioso.
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Complessivamente sono oltre 139.500 le domande di mobilità presentate a livello nazionale, mentre le domande, scrive il ministero, sono state quasi 16mila, di cui 12.814 per il cambiamento di sede e quasi 3.200 per il passaggio in un diverso grado di istruzione.
Quanto ai risultati il 46,6% delle richieste è stato soddisfatto e oltre mille docenti hanno potuto cambiare regione.
In ogni caso, in questa ridda di cifre, gli studi legali e le organizzazioni nate ad hoc affilano le armi, in vista dei tanti ricorsi che partiranno da docenti o gruppi di docenti insoddisfatti dagli esiti o buggerati, in qualche modo, nelle fasi di mobilità.
Ci sono dunque irregolarità nelle operazioni? A detta di Anief ci sarebbero e a tale scopo ci sono i giudici e i tribunali che a quanto sembra si stanno sempre più sostituendo al ministero, e non solo dell’istruzione.
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