Mobilità straordinaria…effetti indesiderati!

Il mondo della Scuola, come ben sappiamo, è in fibrillazione. In particolare, sono in ansia sia docenti neo assunti in ruolo e in attesa di assegnazione di titolarità su ambito, sia i dicenti assunti entro l’a.s. 2014/2015 ed in attesa di trasferimento interprovinciale.

Ma sono pure in fibrillazione quei docenti che nella prima fase (FASE A) dei trasferimenti sono stati assegnati presso una sede (spesso l’unica sede) disponibile in quel momento nella provincia di titolarità.

Ma, all’indomani dei trasferimenti interprovinciali si potrebbe verificare una situazione antipatica: se in seguito a trasferimento interprovinciale (fase B) di un docente titolare nella stessa provincia dell’insegnante di cui sopra, si dovesse liberare una sede ambita dal docente che ha presentato domanda di mobilità in fase A, questa sede sarebbe a disposizione dei docenti delle fasi successive (fase B – con eventuale assegnazione di titolarità sul primo ambito), a discapito del primo malcapitato. Il quale non vedrebbe accolte le sue richieste o addirittura vedrebbe venir meno il diritto ad eventuali precedenze espresse nella propria domanda di mobilità.

Si precisa che fino allo scorso anno, i trasferimenti provinciali ed interprovinciali avvenivano simultaneamente. Pertanto in una analoga situazione, il docente interessato alla mobilità provinciale sarebbe stato “ripescato” in seguito ad un movimento in uscita.

Ci rendiamo ben conto della dimensione eccezionale della mobilità 2016, ma non possiamo neanche assistere immobili ad una eventualità discriminante

L’associazione sindacale, facendosi portavoce di alcuni quesiti pervenuti, si chiede se il sistema abbia previsto tali eccezioni, e se, in questo caso, fosse stato predisposto il sistema informatico o altro sistema per prevenire ingiustizie a scapito dei docenti richiedenti la mobilità nella prima fase.
E’ evidente che nell’eventualità si dovessero verificare situazioni analoghe a quella ipotizzata, il sindacato FENALCA Scuola non esiterà a rivendicare i diritti del personale che rappresenta.

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