La procedura selettiva del Concorso nazionale, per titoli ed esami, indetto con D.D.G. del 23 novembre 2017, n. 1259, finalizzato al reclutamento di Dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali, si è ormai conclusa, ma per oltre la metà dei neo DS questi sono giorni di profonda amarezza ed angoscia, costretti a scegliere tra ciò che si è tanto rincorso attraverso mesi di intenso studio e una drastica rinuncia.
Nell’assegnazione dei vincitori, infatti, oltre la metà dei neo DS sono stati destinati a occupare sedi lontane dalla propria regione, sparse in tutto il territorio nazionale.
Il forte squilibrio tra la domanda e l’offerta di dirigenti scolastici nelle diverse regioni del Paese ha le sue cause nelle modalità distorte con le quali sono state gestite le precedenti procedure selettive, quella del 2004 e quella del 2011. Strascichi dei
precedenti concorsi si fanno ancora sentire soprattutto in alcune regioni in cui restano in vigore vecchie graduatorie per l’immissione in ruolo dei dirigenti scolastici.
La procedura selettiva appena espletata ha avuto inizio dunque con una situazione del tutto anomala in Campania, con zero posti a concorso, e con pochi posti messi a concorso in Sicilia e nel Lazio, a fronte di un numero cospicuo di candidati vincitori.
Ne è risultata un’onda anomala di assegnazioni fuori regione che ha avuto ripercussioni in ogni angolo d’Italia: campani nel Lazio, laziali in Toscana e nelle Marche, toscani e marchigiani nelle regioni del Nord. Mentre i posti collocati nelle regioni settentrionali sono stati assegnati in buona parte a nuovi dirigenti provenienti da altre aree geografiche.
Non di secondaria importanza appare, inoltre, il fatto che si è venuti a conoscenza di tali fatti a procedura concorsuale conclusa, allorquando le iniziali disponibilità dei vari USR, che ben avevano fatto sperare molti di noi, si sono improvvisamente e
inspiegabilmente dimezzate, salvo poi tornare esprimibili per eventuali reggenze.
Siamo consapevoli che, per quanto possa risultare disagevole, un’esperienza professionale in un’area del Paese diversa dalla propria possa in fin dei conti rivelarsi produttiva e stimolante.
Tuttavia, A FRONTE DI POSTI DISPONIBILI, non possiamo nascondere la sofferenza legata al dilemma se trasferirsi lontano dal proprio luogo di vita e di lavoro, lasciando a centinaia di chilometri figli, mogli, mariti e, in diversi casi, parenti con
gravi disabilità, e l’essere tristemente depennati dalle graduatorie, rinunciando così all’occasione professionale, per cui tanti sacrifici sono stati affrontati nel corso degli ultimi anni.
Inoltre, siamo molto preoccupati per la situazione che si va prospettando, relativa alla mobilità dei dirigenti scolastici, nei prossimi 10 anni.
La mobilità dei 1000 dirigenti scolastici appena immessi in ruolo fuori della propria regione sarà ostacolata infatti da almeno tre fattori:
– il vincolo triennale di assegnazione alla propria sede, sancito dal contratto di lavoro;
– il limite del 30% delle sedi disponibili da riservare alla mobilità interregionale, previsto nello stesso contratto di lavoro;
– la sincronia con cui i 1000 dirigenti si troveranno a chiedere la mobilità interregionale alla scadenza di ogni triennio.
Da una parte per ciascuna annualità gli USR renderanno disponibili solo poche sedi nelle diverse regioni, mentre dall’altra entrerà in gioco un gran numero di dirigenti che chiederanno la mobilità.
Il combinato disposto dei suddetti fattori rischia di rendere di fatto impossibile e bloccata per lungo tempo la mobilità interregionale per la maggior parte dei 1000
dirigenti da poco immessi in ruolo fuori regione.
Per loro la mobilità interregionale, per quanto prevista nel contratto, sarà di fatto preclusa.
Occorre inoltre considerare che, dei 2900 posti a concorso, il 2 settembre 2019 saranno immessi in ruolo soltanto 1984 candidati vincitori, quelli che occupano le prime 1984 posizioni nella graduatoria finale di merito. I restanti 916 saranno immessi in ruolo nel corso dei due anni scolastici successivi. Ed è probabile che negli anni successivi saranno immessi in ruolo anche circa 500 candidati idonei non risultanti vincitori.
Secondo la procedura predisposta dal MIUR, le sedi dirigenziali disponibili anno per anno nelle diverse regioni del Paese nei prossimi 2 anni saranno assegnate ai vincitori collocati dalla posizione 1985 alla posizione 2900.
Purtroppo, questa scelta porta con sé altre gravi contraddizioni e genera ulteriori motivi di doglianza. Come conseguenza più evidente e ingiusta, i vincitori posti nelle ultime
posizioni – destinati, dunque, ad essere immessi in ruolo non dal settembre 2019, ma dal settembre 2020 – potranno scegliere sedi più vantaggiose rispetto a chi, pur posizionandosi ai primi posti della graduatoria di merito, a partire da quest’anno sarà
costretto a un lunghissimo periodo di lavoro fuori regione, in un palese ribaltamento del criterio di merito e con una manifesta lesione dei principî amministrativi di imparzialità̀ e ragionevolezza.
Per scongiurare il blocco completo della mobilità interregionale nei prossimi anni e impedire il rovesciamento di ogni criterio di merito nell’attuale procedura che di fatto penalizza i primi e premia gli ultimi della graduatoria di merito, proponiamo di adottare a partire dall’A.S. 2020/2021 e fino all’esaurimento della graduatoria di merito:
1. La mobilità straordinaria su tutte le sedi disponibili prima delle nuove immissioni in ruolo;
2. L’abolizione del tetto del 30% e di qualsiasi limitazione al numero delle sedi disponibili per la mobilità interregionale.
Gruppo Neo Dirigenti Scolastici per la mobilità straordinaria