A poche ore dal termine delle procedure di inoltro delle domande di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, il Coordinamento Docenti Immobilizzati lancia un nuovo spunto di riflessione sulla scuola.
È la volta dei fenomeni che invalidano gli esiti dei trasferimenti sul sostegno, denunciando dinamiche che riducono quasi del 100% il diritto allo studio per gli studenti con disabilità.
La riflessione parte da una raccolta dati strutturata per province dalla quale si rileva sempre la stessa costante entro la quale si evidenzia una situazione allarmante di abbandono e disinteresse dello Stato. «Un diritto allo studio negato a Palermo del 98,667% e a Napoli del 98,583% – spiega la coordinatrice, Doriana D’Elia -.
Queste percentuali denunciano la mancanza di tutela ai diritti degli alunni con disabilità, ai quali dovrebbero essere attribuiti, per natura, maggiori garanzie da parte di uno Stato solidale e partecipe, ma in realtà sono i più penalizzati nel mondo della scuola.
Il loro diritto allo studio è leso – continua la prof.ssa D’Elia -, da uno Stato che non incentra su di loro un reale investimento qualitativo, affinché il loro progetto di vita sia salvaguardato dalla continuità didattica e da un personale attento e formato». Le percentuali denunciate dalla prof.ssa D’Elia sono l’altra faccia della medaglia della ricollocazione del personale vista dal punto di vista dell’alunno e della sua famiglia.
La ricollocazione del personale già assunto, e formato da percorsi universitari pluriennali, è materia esclusiva della mobilità che nelle procedure interprovinciali subisce un arresto del 70% sulle effettive disponibilità autorizzate nell’organico dell’autonomia (ex organico di diritto) e un arresto del 98,583%, calcolo svolto per il grado primario della provincia di Napoli, in base all’organico dei posti in deroga sul sostegno non disposti alle procedure di stabilizzazione con a capo la mobilità.
Quindi, su un fabbisogno reale, il contingente assegnato alle procedure di trasferimento sulla provincia di Napoli non è pari al 30%, si ferma a 1,378% e il prossimo anno subirà per contrattazione un ulteriore arresto del 5%, dato che la mobilità interprovinciale sarà disposta non più sul 30% di un organico non veritiero, ma sul 25%.
Lo stesso andamento si registra per il capoluogo siciliano, Palermo: è evidente come su un fabbisogno di 923 cattedre sia riduttiva la disponibilità di solo 13 cattedre nelle procedure di mobilità interprovinciale, ovvero i trasferimenti sono disposti solo sul 1,333% del reale fabbisogno di organico sul sostegno.
Il sostegno riguarda la compresenza dei diritti del lavoratore con quella degli alunni. «A causa dell’incongruenza tra gli scarni organici dell’autonomia che assegnano poche cattedre in trasferimento, ma migliaia di cattedre stagnanti in assegnazione provvisoria, non si creano né situazioni stabili per la vita privata degli insegnanti specializzati, né una continuità didattica di qualità agli alunni – conclude la coordinatrice D’Elia -.
La dispersione della professione dell’insegnante specializzato, con il passaggio alla classe affine, è strettamente connessa al fenomeno precedente, in quanto le discipline affini hanno un incremento dei posti autorizzati, stabili nel tempo e congrui al fabbisogno, a differenza dei posti di sostegno che risultano del tutto assenti e non corrispondenti al fabbisogno reale».
Sulla stessa lunghezza d’onda Perla Francesca Lo Grasso, presidente di Associazione Diamanti Blu APS di Marsala e A.N.G.S.A. Trapani per la sezione Sicilia: “In linea generale, i servizi di qualsiasi tipologia, soprattutto quelli pubblici, dovrebbero essere organizzati in base alle esigenze specifiche di chi usufruisce degli stessi, non di chi li eroga. Nel caso in specie, nella qualità di genitore di un bambino con disturbo dello spettro autistico, nonché di rappresentante dei genitori di bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, considerando che la scuola per noi è un importantissimo e fondamentale ambiente di vita sociale, educativo/abilitativo, credo che le criticità del sistema scolastico afferiscano soprattutto alla carenza di docenti che abbiano una formazione specifica sia sul sostegno, sia sugli approcci psico-educativi/abilitativi, evidence based, come l’analisi del comportamento (ABA), raccomandati dall’istituto superiore della sanità per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico, ma anche alla carenza di personale di ruolo che permetta di garantire la continuità didattica ed educativa/abilitativa. È compito di qualsiasi datore di lavoro, nello specifico del MIUR, occuparsi della formazione specifica dei propri dipendenti in base all’incarico loro conferito».
Claudia Nicchiniello responsabile dell’A.N.G.S.A. della Regione Campania, sintetizza i due punti di vista: «Mi pongo quale ago della bilancia tra le due posizioni espresse: quella degli insegnanti di sostegno ai quali è negato il diritto di poter ottimizzare la sede per fornire la propria formazione al servizio degli alunni e delle famiglie in un regime di continuità didattica e educativa e quella dei genitori che si sentono offesi dall’indifferenza governativa di procrastinare un problema che si protrae da troppo tempo, ritenengo che sia necessario un intervento strutturale che determini una qualità del servizio con l’immediata ricollocazione del personale già assunto e formato».
«Noi docenti immobilizzati sul sostegno – conclude Doriana D’Elia -, essendo “vecchie leve” siamo tutti laureati in SFP V.O., per i gradi dell’infanzia e primaria, abbiamo una visione diversa di formazione e aggiornamento rispetto quella imposta oggigiorno dallo Stato. Sebbene determinati corsi non apportino punteggio, ci formiamo per avere competenze pratiche accessorie da abbinare ai nostri studi».
Coordinamento Docenti Immobilizzati