La premier Giorgia Meloni
Anche i dirigenti scolastici hanno i loro problemi di blocchi e vincoli della mobilità per avvicinarsi a casa: l’importante novità del raddoppio della quota di assegnazione dei posti per lo spostamento tra una regione e l’altra, dal 30% al 60%, previsto dal recente accordo contrattuale, quasi sicuramente non sarà ratificato in tempo utile per gli spostamenti del prossimo anno scolastico.
Quindi, con ogni probabilità, i tanti presidi che ambiscono a chiedere trasferimento continueranno ad avere poche possibilità. Come prevede la normativa, infatti, alla scarsità di posti disponibili si aggiunge la precedenza che viene data, per legge, ai colleghi che appartengono a categorie “protette”, a partire da coloro che detengono la precedenza da Legge 104/92 per sé stessi o per assistere in esclusiva un parente o affine. Inoltre, a differenza dei docenti e del personale Ata, un preside padre o madre di un bimbo piccolo non ha facoltà di chiedere ricongiungimento.
Il 23 aprile, proprio sulla mobilità il sindacato Dirigenti Scuola è tornato a farsi sentire, rivolgendosi al Governo e alla premier Giorgia Meloni, non limitandosi qiundi di appellarsi al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
“Il contratto nazionale che fissa il tetto della percentuale mobilità interregionale al 60 per cento non entrerà in vigore in tempo – sottolinea il presidente Attilio Fratta – per cui si chiede un provvedimento urgente, solo per l’anno scolastico 2024/2025″.
“Benché consapevoli che la materia sia di natura contrattuale, poiché l’istituto contrattuale tarderà a dispiegare gli effetti, si fa appello al governo per riportare i dirigenti scolastici a casa aprendo al 100% dei posti disponibili per l’anno scolastico 2024/2025”, conclude il leader di Dirigenti Scuola.
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