Riunione questa mattina sulle linee guida per l’istituzione a scuola del mobility manager. Una figura che non convince la Uil Scuola la quale critica apertamente l’introduzione di questo nuovo ruolo, definito inutile dal segretario nazionale Pino Turi, “senza chiarezza sugli ambiti di lavoro, sulle competenze e da realizzare a costo zero”.
Chi è il mobility manager? Non si tratta di una figura nuova, anzi, è un ruolo che è stato introdotto dalla legge 221 del 28 dicembre 2015, entrata in vigore a inizio 2016, che disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.
In questo quadro legislativo al Ministro dell’istruzione era richiesto di adottare specifiche linee guida per favorire l’istituzione in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia amministrativa ed organizzativa, della figura del mobility manager scolastico.
Il mobility manager scolastico, che la legge 221/15 presenta all’articolo 5 comma 6, è una figura professionale scelta su base volontaria e senza riduzione del carico didattico, in coerenza con il piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e tenuto conto dell’organizzazione didattica esistente, da individuare tra il personale docente.
Deve sapere organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni; mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le aziende di trasporto; coordinarsi con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune; verificare soluzioni, con il supporto delle aziende che gestiscono i servizi di trasporto locale, su gomma e su ferro, per il miglioramento dei servizi e l’integrazione degli stessi; garantire l’intermodalità e l’interscambio; favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale; segnalare all’ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto dei disabili.
Oggi in Italia esistono diverse reti e associazioni che si occupano di mobilità sostenibile, che ricordiamo è un tema anche al centro delle priorità della Commissione europea nel nuovo settennio del programma Erasmus plus 2021 – 2027.
Segnaliamo alcune risorse che potranno rivelarsi utili per la progettazione di buone pratiche di mobilità promosse dalle scuole, tra cui sito di Mobility Management scolastico e quello di Pedibus: Mobility Management Scolastico – il network italiano, Home (pedibus-italia.it), entrambe ricche di idee e proposte.
Ancora il segretario generale della Uil spiega i motivi delle critiche a questa figura.
“Pensare che una legge si prefigga di introdurre una funzione – ed una figura di natura organizzativa e di coordinamento che ha competenze in materia di mobilità potrebbe anche essere utile – ma pensare di individuare un docente per farlo ci sembra veramente fuori da ogni logica. Esprimiamo la nostra più ferma critica a questo modo di procedere che incentiva i docenti a svolgere azioni burocratiche a scapito dell’impegno didattico. E’ l’insegnamento la mission professionale dei docenti.
Insomma, nessun carico di lavoro in più ai docenti, ma nel caso figure specifiche, o quanto meno la possibilità che tali figure non siano obbligatorie ma facoltative:
“Potranno essere utilizzate nei casi in cui qualche docente che sia inabile alla sua professione possa trovare occasioni di impiego nell’ambito dell’organizzazione” conclude Turi.
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