La crisi climatica alle porte – preoccupante ma ben monitorata dalle organizzazioni scientifiche internazionali – preme sulle istituzioni e sui cittadini per un cambio sostanziale, drastico e repentino delle abitudini di vita, legate al consumo di utenze, spostamenti, alimentazione e acquisti. La crisi dell’approvvigionamento energetico indotta dalle operazioni militari russe in corso in terra ucraina e le conseguenti sanzioni economiche hanno spinto l’Europa a ricercare nuove soluzioni per utilizzare, produrre e scambiare energia secondo un’ottica sostenibile che attinge alla dimensione ecologica prevista per le “emissioni zero” e la “neutralità climatica” dell’UE da raggiungere entro il 2030. La formazione e la sensibilizzazione nelle scuole, da un lato, rivestono un ruolo centrale nell’educazione all’ambiente delle nuove generazioni, ma occorrerebbe tenere conto anche delle rispettive necessità: i ragazzi vogliono una città più smart, interconnessa, globale e verde. Per fare saggia e funzionale unione di tali istanze e le rispettive possibilità di realizzazione la Città di Torino ha fatto sottoscrivere un Protocollo D’Intesa tra l’Università, il Politecnico e le scuole superiori aderenti al fine di delineare un piano di mobilità e di assetto urbano che dia maggiore rilevanza al verde, ai collegamenti funzionali e agli ambienti comuni.
Il tentativo del Protocollo d’Intesa sottoscritto tra scuole ed atenei locali è proprio quello di estendere la propria utilità oltre i confini della Città Metropolitana divenendo un modello di assetto urbano “verde” e smart. Per Torino, indipendentemente dagli obiettivi comuni, si tratta di una sfida – o opportunità – da cogliere al volo: considerato che nel 2019 gas e prodotti petroliferi hanno rappresentato il 56.4% del consumo energetico finale dei settori municipale, terziario, residenziale, dell’illuminazione pubblica e dei trasporti in città, come testimonia il terzo rapporto di monitoraggio (2021) di TAPE – Turin Action Plan for Energy. Il tentativo di Torino, secondo le vie ufficiali del Protocollo sottoscritto, è quello di creare un modello di “città verde” dove incrociare esigenze dei cittadini – specie i più giovani più a contatto con la città – con le più moderne tecnologie e studi di ammodernamento infrastrutturale o concezioni più ecologiche e funzionali. Per questo occorrono studi, pareri, mettere assieme esigenze e studi: il Protocollo, per tal motivo, prevede l’incrocio tra scuole ed università locali.
Con un fine organizzativo ma anche didattico il protocollo prevede la collaborazione attiva di scuole, Università e Politecnico per la realizzazione di un canone di “città verde” valido a livello nazionale ed internazionale, come prodotto di studi, ricerche e considerazioni dei cittadini più giovani. Al centro anche – e soprattutto – le università locali. “L’idea di un “modello Torino” nasce per accompagnare la transizione energetica della città” – dichiara Francesco Profumo, Presidente ESCP Torino Campus – “e rappresenta la sintesi di un percorso iniziato anni fa con una visione di lungo termine, che ha voluto mettere a disposizione dei decisori pubblici competenze e infrastrutture accademiche, per avviare percorsi di tipo strategico basati su dati scientifici. È importante che gli Atenei della città siedano allo stesso tavolo, perché i problemi del presente richiedono soluzioni molto più complesse rispetto al passato. È fondamentale risolverli con dinamicità, senza dimenticare il fine ultimo: il benessere sostenibile e durevole dei nostri cittadini. Con queste premesse il modello potrà allargarsi definendo un ponte di collegamento a supporto di progetti di altre città italiane ed europee su queste tematiche.”
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