Proseguono al Miur gli incontri fra l’Amministrazione scolastica e le organizzazioni sindacali sul problema del regolamento per il conferimento delle supplenze temporanee.
Il nodo più delicato riguarda la scuola dell’infanzia e la primaria dove ormai le nomine per pochi giorni sono scomparse da anni e non solo per motivi di bilancio: per conferire un incarico le segreterie delle scuole sono costrette spesso ad effettuare decine e decine di telefonate o ad inviare altrettanti telegrammi. Le spese stanno diventando talmente esorbitanti che alcuni Comuni si stanno rifiutando di pagare le bollette telefoniche.
“E pensare – afferma Gregorio Iannaccone, presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici – che per eliminare le storture maggiori la soluzione è a portata di mano: per incominciare basterebbe limitare il numero di scuole che i supplenti possono indicare nella domanda e che ora è uguale a 30″
Fino a qualche settimana fa i sindacati confederali sembravano intenzionati a mettere davvero mano al regolamento e ad accogliere le proteste che giungono dalle scuole e dagli stessi dirigenti scolastici (che al 50% aderiscono a Cgil, Cisl e Snals).
Ma i comunicati delle ultime ore riferite all’incontro svoltosi il 20 ottobre non alimentano certamente la speranza che qualcosa possa cambiare: tutti d’accordo, a parole, che il regolamento attuale è sbagliato e va cambiato, tutti d’accordo a riconoscere che 30 scuole sono troppe, ma la conclusione alla quale tutti arrivano è in sostanza quella proposta dalla Cgil-Flc: “Nessuna modifica del regolamento sarebbe effettivamente efficace se non si interviene sul sistema informativo per garantire alle scuole la piena conoscenza del personale disponibile” che è come dire che o si cambia tutto il meccanismo o non si tocca nulla.
Sulla stessa lunghezza d’onda è la Cisl-Scuola che a proposito della necessità che le scuole hanno di dare risposta immediata nel caso di supplenze brevi, ritiene che questo snodo “non sia il solo punto su cui intervenire per dare funzionalità al sistema, ma che vadano contemporaneamente introdotti tutti quegli elementi di certezza e trasparenza per consentire scelte consapevoli ai precari, come sopra sottolineato”.
“Ma perché – si interroga Iannaccone – amministrazione e sindacati non provano ad interpellare le associazioni professionali e di istituzioni scolastiche ?”
Valentino Favero, della segreteria nazionale dell’Anp è ancora più esplicito: “Bisogna smetterla con le maxi-graduatorie provinciali: le domande dovrebbero essere presentate direttamente alle scuole che dovrebbero poter nominare i supplenti anche fino al termine dell’anno scolastico e non “fino all’avente diritto”, anche perché quest’ultima tipologia contrattuale è del tutto illegittima ed espone i dirigenti al rischio di ricorsi davanti al giudice del lavoro”.
Chiamata diretta da parte delle scuole, dunque ?
“Certo – ribadisce Favero – d’altronde le scuole sono autonome ai sensi del DPR 275 e della stessa Costituzione; se non possono assumere, in che consiste la loro autonomia ?”
E l’Andis che ne pensa ?
“Almeno per le supplenze brevissime di qualche giorno – dichiara ancora Iannaccone – i dirigenti dovrebbero poter ricorrere alla cosiddetta chiamata diretta con la possibilità di stipulare il contratto con il personale che ha segnalato alla scuola la propria disponibilità per questa tipologia di incarico”.