“Lucio Battisti non è mai stato interessato alla politica. E io ne sono un testimone diretto: con me non ne ha mai parlato”.
Lo ha detto Mogol, storico paroliere del cantautore scomparso nel 1998, nel giorno in cui la domanda di una studentessa di 13 anni ha urtato la sensibilità del suo insegnante di musica, che le ha rifilato un votaccio e una nota di demerito.
Mogol, interpellato dall’Ansa, difende l’artista dall’accusa di fascismo, che ciclicamente torna ad adombrare la sua memoria. Stavolta a scatenare la polemica è stato il 4 che un professore di Genova ha dato ad un’alunna 13enne per aver chiesto se Battisti fosse stato fascista.
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“Non so perché si voglia denigrare così un grande artista – dichiara Mogol -. Sono cose buttate lì, senza senso. Si colpisce una bambina per una cretinata che ha sentito chissà dove. Il punto è che all’epoca, negli anni Sessanta e Settanta, o andavi in giro con il pugno alzato e cantavi Contessa, oppure eri fascista. O qualunquista. Ma io e Lucio eravamo semplicemente disinteressati alla politica e quando si votava, lo si faceva per il meno peggio. Preferivamo raccontare il privato, anche se brani come Anima Latina erano molto sociali, e per questo siamo stati denigrati. Ma ormai non sono neanche più irritato per queste accuse”.
Mogol racconta anche che nel covo delle Br di via Gradoli, dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro durante il sequestro, “fu trovata tutta la nostra collezione. Ma non è mica una giustificazione, non ne ho bisogno: io non sono mai stato fascista, e mio padre da anti-fascista non mi fece mai indossare la divisa da balilla”.
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